Politica

Prodi costretto alla fiducia D’Alema: attento a fare i conti

Il ministro evoca il ’98. I dissidenti pacifisti chiedono invano un colloquio al premier, che li gela: «Non sono ancora soddisfatti?»

Adalberto Signore

da Roma

«Ma non sono ancora soddisfatti, con tutti i problemi che ci stanno creando?». È teso Romano Prodi, consapevole che il voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan è il primo vero esame della sua maggioranza. Che, come noto, al Senato non si può certo dire goda dell’agio dei numeri, anche se Silvio Berlusconi assicura che la Cdl «sosterrà i nostri soldati anche al Senato». Così, non è affatto strano che il premier si spazientisca quando i suoi collaboratori gli fanno presente le insistenti richieste di alcuni dei senatori dissidenti che vorrebbero avere un faccia a faccia con lui nel tentativo di risolvere un’incomprensione che rischia di costringere il governo a porre la fiducia. Un’eventualità che Prodi affronta pure durante il Consiglio dei ministri, quando chiede ai presenti l’autorizzazione a mettere la fiducia «qualora ce ne fosse bisogno». Il via libera arriva all’unanimità, con il ministro del Prc Paolo Ferrero che si dice «d’accordo, purché ci siano le condizioni di opportunità» e il vicepremier Massimo D’Alema che si limita a una battuta che rievoca l’ombra della caduta del primo governo Prodi. «Se mettete la fiducia - dice con un certo sarcasmo il ministro degli Esteri - almeno fate bene i conti...».
Considerazione, questa, che il premier ha ben presente da giorni. Al punto che il ministro Vannino Chiti sta studiando la situazione con piglio maniacale. Ieri i due si sono sentiti molte e molte volte, con l’esponente dei Ds a contare i «dissidenti» che rientrerebbero nel caso di fiducia (all’appello mancherebbero ancora il prc Luigi Malabarba e il verde Mauro Bulgarelli) e a verificare lo stato di salute di quei senatori a vita che pur con le migliori intenzioni potrebbero dare forfeit all’ultimo minuto (Cossiga ha già annunciato il suo «no»). E tirate le somme sembrano tutti convinti che la fiducia sia la soluzione migliore. Quasi tutti, per l’esatezza. Perché Prodi continua a considerarla l’ultima spiaggia. E perché la ferita del ’98 non è ancora rimarginata e perché in questo modo non si potrebbe contare sul «soccorso» della Cdl. Nelle ultime ore, però, sembra essersi affacciato un altro problema, di natura squisitamente tecnica. Se la questione di fiducia venisse messa solo sull’articolo 2, quello sull’Afghanistan, i «dissidenti» si sentirebbero liberi da qualsiasi vincolo nel voto finale. Al contrario, blindando l’intero testo, secondo il ministero per i Rapporti con il Parlamento il ddl dovrebbe ritornare alla Camera per un passaggio tecnico. Che andrebbe in calendario il 30 agosto con conseguente riapertura della querelle con i «dissidenti». L’escamotage, ma alquanto rischioso, potrebbe essere quello di mettere quattro fiducie, una per ogni articolo.
Intanto, mentre il segretario del Prc Franco Giordano insiste nel chiedere di blindare il testo, prosegue la mediazione di Chiti con i nove senatori «dissidenti». Con almeno una buona notizia, perché i tempi potrebbero essere più lunghi del previsto, visto che il voto potrebbe slittare a giovedì. Alcuni dei «ribelli» (il ds Salvi, il prc Grassi, il pdci Rossi e il verde Silvestri) hanno già detto che in caso di fiducia non faranno cadere il governo. Altri li seguiranno. Ma non tutti. «Non si può usare la fiducia come un ricatto, non ci sto alla pistola puntata alla tempia», fa sapere Malabarba. E ancora: «Mi auguro che ci sia un segnale da parte di Prodi, se no è un aspirante suicida». Chiede una «registrazione» della maggioranza Bulgarelli, convinto che «prima del voto ci debba essere un incontro» perché «la fiducia ha il sapore di una blindatura». Colloquio che Prodi esclude categoricamente. «La fiducia - spiega il senatore prc Fosco Giannini - dimostrerebbe che il governo apre una crisi sulla politica estera». Per Franca Rame, invece, «le minacce non risolvono nulla».

«Ma - spiega la senatrice dell’Idv - ho senso di responsabilità, mi comporterò nel modo migliore».

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