Per Prodi il duello tv si fa se Berlusconi non parla

Il Professore rifiuta anche la proposta di Gentiloni: una conferenza stampa come quella che spetta al premier

Francesca Angeli

da Roma

Silvio Berlusconi non deve tenere la conferenza stampa finale prima delle elezioni. Anche se nello stesso giorno a Romano Prodi fosse assegnato un analogo spazio in diretta televisiva. Il leader dell’Unione detta ancora una volta le sue condizioni per rendersi disponibile al faccia a faccia televisivo con il premier. Condizioni riassumibili in un categorico: Berlusconi non deve avere l’ultima parola, comunque.
«Io il confronto tv lo voglio fare - sostiene il Professore - ma solo con regole paritarie. Se c’è parità ci sto. Senza è ridicolo e non dignitoso». E parità per Prodi significa cambiare la normativa fissata dalla Commissione di Vigilanza cancellando la conferenza finale del capo del governo.
Dunque il leader dell’Unione rilancia e ancora una volta si tira indietro davanti all’ipotesi di trovarsi faccia a faccia con Berlusconi. Eppure in Vigilanza si erano dati da fare per trovare una soluzione che venisse incontro alle richieste del Professore: una conferenza stampa soltanto per Prodi come leader dell’Ulivo nello stesso giorno del premier. Ma Prodi dice «no», anche questa soluzione: non gli basta.
È lo stesso presidente della Commissione, Paolo Gentiloni (Margherita) che ieri ha riunito l’Ufficio di presidenza, a spiegare il percorso che porterebbe Prodi in tv il 7 aprile, due giorni prima delle elezioni come Berlusconi, come rappresentante dell’Ulivo. Il cosiddetto «Lodo Gentiloni» prevede in sostanza che il Professore, in quanto rappresentante del principale partito d’opposizione nelle liste della Camera (dove i Ds si presentano con la Margherita) debba avere uno spazio tv nella stessa serata di Berlusconi. Anche se lo stesso Gentiloni si affretta a dire che «non c’è nessun lodo che possa ricucire lo strappo sostanziale alla par condicio costituito dall’aver imposto a maggioranza la conferenza stampa finale del presidente del Consiglio. L’unico modo per ricucire lo strappo è non farla». La linea dettata dal Professore è semplice: bisogna sottolineare che Berlusconi non gioca ad armi pari e che il faccia a faccia non segue le regole democratiche. Insomma a Prodi una conferenza stampa tutta sua non basterebbe neppure. Il lodo Gentiloni non piace neanche alla Casa delle Libertà. Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, parla di «strane manovre in commissione di Vigilanza» e stigmatizza il comportamento contraddittorio della sinistra che prima «chiede un’applicazione ferrea della par condicio per imporre il bavaglio al premier» e poi «si rifiuta di applicare le regole votate democraticamente dalla Vigilanza».
Anche Alessio Butti, responsabile informazione di Alleanza nazionale, sottolinea il tentativo di Prodi di cambiare le regole. «Che Prodi non fosse un condottiero impavido è cosa risaputa ma che pur di evitare il confronto tv con Berlusconi arrivasse ad ignorare il regolamento votato dal Parlamento e pretendesse di riscrivere lui le regole è proprio troppo - dice Butti -.

Prodi non vuole la conferenza stampa finale del presidente del Consiglio e fa di tutto per far cadere anche gli altri confronti con i leader di partito». Con la «complicità di Gentiloni», prosegue Butti, Prodi «si inventa un gruppo parlamentare che non esiste, l’Ulivo, per partecipare all’ultima conferenza stampa destinata ai partiti presenti in Parlamento».

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