Prodi isola la Liguria via terra e via mare

Paola Setti

Per dirla con Che Guevara: «Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà». Ecco, diciamo che la Liguria per ora sta sognando da sola. Da una parte c’è Claudio Burlando il presidente della Regione che accelera il tentativo di accaparrarsi i traffici provenienti dall’Est soffiandoli ai porti del Nord Europa, dall’altra c’è il Governo Prodi che frena su tutti i fronti ogni possibilità di farlo. Così, adesso non c’è solo il centrodestra ad annotare acidamente la stortura, con il senatore di Forza Italia Luigi Grillo ad accusare che «quando si passa dai proclami alle azioni concrete il Governo mostra il suo vero volto». C'è anche il centrosinistra sul piede di guerra, con il senatore Ds Graziano Mazzarello ad annunciare che «se le cose non cambieranno, per Prodi si porrà un problema politico serio», e che sarà lui stesso a porlo con un gruppo di colleghi. É successo tutto negli ultimi due giorni, con furioso prologo ieri. A palazzo San Giorgio c'era Burlando che, al meeting Italia-Svizzera, annunciava trionfalmente «una grande operazione logistica con Liguria, Svizzera, Germania e Austria unite nell'importante progetto» di spostare a Genova i traffici di China Shipping che oggi scalano i porti del Nord Europa, Amburgo, Rotterdam, Brema, con le Fs a fare un'offerta in base ai volumi che i cinesi renderanno noti nel giro di una settimana. Nelle stesse ore, in quel di Roma il Governo metteva un inquietante stop proprio allo sviluppo dei traffici nei porti come quello di Genova, cancellando la possibilità di effettuare i dragaggi, e cioè di adeguare i fondali all'ingresso delle grandi navi di ultima generazione che sempre più vengono utilizzate proprio per i traffici marittimi con i mercati di Cina, India ed Estremo Oriente in generale. Certo, sul piano tecnico è tutto da valutare, Voltri e Vado ligure per il momento non hanno il problema dei dragaggi, che invece da tempo immemorabile riguarda la Spezia. Epperò trattasi di brutto segno, non solo perché, come segnala Mazzarello: «Dobbiamo sapere che se c'è bisogno di dragare possiamo farlo», ma anche perché il nuovo ostacolo sui porti va ad aggiungersi a quello, ancor più grande, sul Terzo Valico, con il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro a dire che non è una priorità immediata, beate certezze, e con Burlando a ribadire che altro non si può fare che sperare di far partire i cantieri non ora ma nel 2008. Su una cosa tutti, Casa delle Libertà e Ulivo, sono d'accordo, del resto a parlare sono i fatti: il Governo ha bloccato la norma che accelerava la possibilità di fare i dragaggi per assecondare i Verdi. Certo ognuno commenta a suo modo, «è bastato un veto della sinistra ecologista per evidenziare l'incoerenza della maggioranza e la fragilità del governo» mena fendenti Grillo, «il ministro all'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha espresso un dissenso e giustamente il premier Romano Prodi ha deciso di cercare una mediazione» indossa i guanti Mazzarello, ma la sostanza non cambia. C'era una norma, l'articolo 13 del decreto legge 262, che consentiva ai porti di procedere con urgenza ai dragaggi. Nel momento in cui Pecoraro Scanio si è detto contrario pena il voto conrario a tutto il decreto, che se non verrà convertito in legge in questi giorni decadrà, il Governo ha deciso di sopprimere l'articolo 13 e, sempre che si riesca a trovare un accordo con i Verdi, di reinserire una norma simile in Finanziaria, per la quale c'è tempo fino a dicembre. «Questo Governo non può essere in grado di realizzare l'indispensabile infrastrutturazione del Paese, ecco un'altra delle ragioni che impediscono alla economia italiana di competere con quelle dei Paesi più avanzati» accusa Grillo, in rabbiosa compagnia con gli operatori del settore là dove anche il vicepresidente di Assiterminal Ignazio Messina nei giorni scorsi ha chiesto l'immediata riadozione della norma, segnalando come «senza i dragaggi e quindi senza la possibilità di aprire i porti nazionali alle navi di grandi dimensioni, anche i fondi resi disponibili con lo sblocco dei vincoli di spesa, nonchè gli investimenti privati, potrebbero risultare del tutto inutili». Ieri Mazzarello ha risposto a Grillo che «almeno il nostro Governo ci prova, a rilanciare la portualità italiana, il suo in cinque anni non ha fatto nulla», ma è parsa più una posizione di facciata, visto che subito dopo il senatore diessino ha scavalcato a destra il collega azzurro, annunciando che «se nella Finanziaria non sarà proposto al governo un intervento risolutivo sui dragaggi presenterò con gli opportuni emendamenti un testo simile a quello del decreto». Tradotte, le parole del diessino capogruppo dell'Ulivo in commissione Lavori Pubblici al Senato sono una dichiarazione di guerra. Mazzarello non ne fa mistero, anzi: «Se in Finanziaria non ci fosse la norma, o se fosse pasticciata, allora presenterò io stesso, con un gruppo di senatori ulivisti, un articolo identico a quello che è stato soppresso. In quel caso per Prodi, che pure della portualità ha fatto una priorità del suo governo, si aprirebbe un problema politico serio.

Perché a Palazzo Madama la maggioranza ha pochissimi voti di scarto, e su questa questione il centrodestra voterebbe con noi. Siamo determinati ad andare fino in fondo». Come dire, tanto per restare alla metafora del dragaggio, che, come le navi nei porti liguri, anche il Governo rischia di toccare il fondo.

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