Politica

Prodi sfida Rutelli: per la leadership facciamo le primarie

Con una mail da Creta il Professore rovina la festa del 2 giugno agli alleati: serve un confronto collettivo sulla guida dell’Unione. Solo Bertinotti felice: ventata d’aria fresca

Laura Cesaretti

da Roma

Il cretese ha colpito ancora, a sorpresa, riportando ai massimi livelli la tensione nel centrosinistra.
Il Prodi-pensiero, concepito e limato sull’isola greca dal Professore e dai 21 fedelissimi capeggiati da Arturo Parisi in vacanza con lui, ha varcato l’Egeo correndo sul web, ed è piombato ieri pomeriggio sui terminali dei computer romani. Rovinando la vacanza del 2 giugno agli alleati: lo stesso Piero Fassino, assicurano al Botteghino, ha fatto un salto sulla sedia, quando ha letto la lunga riflessione via mail di Romano Prodi. Il cui succo è il rilancio delle primarie per confermare una leadership che nelle ultime settimane è tornata in discussione: «Credo che dovremmo con serenità considerare anche l'eventualità di riaprire un confronto aperto e collettivo sulla guida dell'Unione», afferma il Professore. Ricordando che «all’indomani delle Regionali avevamo tutti convenuto di leggere nel voto un invito ad andare avanti con l'assetto e le linee che ci avevano portato alla vittoria. Su mia proposta avevamo quindi deciso di accantonare le primarie come strumento per la scelta definiva della leadership». Allora, scrive il Professore, era sembrata una scelta «saggia» (soprattutto ai Ds, ostili a primarie che sancirebbero il protagonismo di Fausto Bertinotti a sinistra) quella di «non riaprire un problema che tutti ritenevamo risolto». Ma così non era, e la scelta della Margherita di mantenere il proprio simbolo alle prossime elezioni politiche ha rimesso tutto in discussione: «Negli ultimi giorni, ho potuto constatare che il problema sembra essere tornato di attualità e che quella che era parsa una scelta dettata dalla saggezza viene presentata come il frutto della fretta o dell'interesse personale». Primarie, dunque, che devono riconfermare non solo la leadership definitiva di Prodi sull’Unione, ma anche la condivisione del suo progetto di assetto interno. Che non può prescindere dalla «necessaria presenza sulla scheda elettorale» dell’Ulivo come «soggetto forte che lega più partiti». Il Professore esclude di aver mai pensato a «un partito unico», e accantona la minaccia di farsi una lista in proprio: «Quello che ho in mente non è un gruppetto di fedelissimi che si aggiunga ad altri gruppi nella gara a chi è meno piccolo. Penso invece a una grande forza politica e ad un grande gruppo parlamentare al servizio dell’unità e della stabilità della coalizione». Dopo le primarie, spiega il prodiano Papini, «chi vince avrà anche il mandato di stabilire l’assetto elettorale dell’Unione, e se qualcuno non è d’accordo sul progetto di Prodi deve avere il coraggio di presentarsi alle primarie con una proposta diversa».
La sfida è a Rutelli: o metti apertamente in discussione il leader, oppure fai la lista come dice lui. Ma anche ai Ds, che finora si sono opposti alla rottura con i Dl e alla nascita di un «Ulivetto» senza di loro.
Il primo e l’unico ad accogliere con entusiasmo la mail prodiana è stato Fausto Bertinotti, ovviamente interessato a rilanciare le primarie: «Sarebbe una ventata di aria fresca che rivitalizzerebbe la sua politica». Il segretario Prc sa bene di poter capitalizzare, in una consultazione sulla leadership, la vasta area di dissenso che si è coagulata in queste settimane verso il Professore: nei Dl ma anche nei Ds che reagiscono con crescente insofferenza all’«autocratismo» di Prodi. Lo stesso Fassino, negli ultimi giorni, ha avuto discussioni assai burrascose sulla linea Roma-Creta per il modo in cui il Professore sta gestendo i rapporti nella coalizione. E deve fare i conti con un partito che ormai si ribella apertamente alle intemerate prodiane: la vicenda della presidenza Rai e il sospetto che ci sia stato proprio Prodi dietro l’abbandono della candidatura del ds Petruccioli ne sono la riprova. Persino dirigenti assai moderati come Violante e Angius hanno pressato il segretario perché non si piegasse ai desiderata del Professore. «Ha ragione De Mita purtroppo: tra Romano e la politica non c’è nulla a che spartire. E se continua così dalle primarie potrebbe avere brutte sorprese», sbotta un dirigente ds. E ieri Fassino ha taciuto, lasciando a Chiti il compito di chiarire che delle primarie non c’è alcun bisogno, e che se mai si farà una «grande assemblea programmatica nella quale saranno presenti i partiti, personalità e associazioni». Sottolineando che comunque le proposte saranno preparate «dalle forze politiche». E facendo notare che il metodo di dettare la linea via mail e agenzie non va per nulla bene: si faccia invece, «urgentemente», un vertice dei segretari dell’Ulivo con Prodi. Quanto a Rutelli, ha fatto trapelare «stupore e fastidio» per la riapertura di una discussione «tutta interna sugli assetti», che ignora la decisione Dl di non partecipare a listoni unitari.

Le primarie? Prodi «ne parli coi Ds, che non le hanno volute».

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