Prodi a testa bassa: mi hanno preso in giro

In serata vertice tra il leader del gruppo telefonico e Padoa-Schioppa

da Roma

Romano Prodi è in Cina. Ma da Roma smentisce un presunto coinvolgimento del governo nella vicenda Telecom. E finisce per confermare quanto aveva detto a Frascati l’altro giorno. Vale a dire che lui, il presidente del Consiglio, non era stato informato direttamente dell’operazione di scorporo di Telecom da Tronchetti Provera.
Ma non fa una parola della circostanza (riportata ieri dal Giornale e da Mf) che due suoi stretti collaboratori, con ufficio a Palazzo Chigi, conoscessero nel dettaglio l’operazione. Di questo argomento, la lunga nota diramata da Palazzo Chigi in serata non parla. Appare difficile credere che due fra i più stretti collaboratori di Prodi (uno dei quali avrebbe partecipato anche all’incontro in barca nel mar Egeo fra Tronchetti e Murdoch), conosciuti i dettagli dello scorporo, si siano tenuti per loro le informazioni; e non le abbiano girate al Capo. Altro lavoro per il confessore.
Il comunicato di Palazzo Chigi, in compenso, ricorda nel dettaglio gli argomenti affrontati nei due incontri avuti con Tronchetti Provera il 19 luglio e il 2 settembre scorsi. Prodi svela che il 19 luglio Tronchetti gli parlò dei contatti con Rupert Murdoch. Alla base degli incontri, l’ingresso del gruppo Murdoch in Telecom. Nella nota, il presidente del Consiglio (abbandonando la riservatezza) ricorda che l’accordo prevedeva il conferimento di Sky Italia a Telecom, in cambio di azioni dell’azienda italiana. L’accordo era di tipo industriale e si fondava sulle sinergie attivabili fra le attività di rete (banda larga) e i contenuti multimediali del Gruppo Murdoch.
Nell’incontro di luglio, Tronchetti assicurò a Prodi che, anche a seguito dell’operazione, il controllo di Telecom Italia sarebbe rimasto italiano. E la nota di Palazzo Chigi riporta che Tronchetti Provera assicurò: «Il controllo italiano rappresentava condizione negoziale irrinunciabile e che era stata già comunicata alla controparte».
Non finisce qui. Tronchetti, nell’incontro di luglio, spiegò a Prodi anche l’agenda dell’operazione: quando si sarebbero visti i tecnici, quando sarebbe stato stilato il memorandum d’intesa, quando avrebbe rivisto Murdoch per chiudere l’operazione. Prodi chiese anche lumi sul livello d’indebitamento. Tronchetti assicurò che l’esposizione debitoria del gruppo era in massima parte a tasso fisso; e che le sinergie industriali avrebbero garantito un flusso di cassa sufficiente per gli investimenti e la riduzione del debito. Tronchetti assicurò poi che non avrebbe ceduto La7; anzi, contava di potenziarla con i contenuti di Murdoch.
Nell’altro incontro del 2 settembre a Cernobbio, Tronchetti rivelò a Prodi che aveva messo a punto soluzioni alternative a Murdoch, e che c’erano sul tappeto anche «opzioni strategiche» con General Electric e Time Warner; e lo aveva detto al magnate australiano. In più, per rafforzarsi, Telecom pensava di cedere Telecom Brasile: operazione da cui contava di incassare 7-9 miliardi di euro. Con queste dismissioni e con i nuovi contatti, la posizione del gruppo australiano - osserva la nota del governo - era «più debole».
La nota si chiude: «Tronchetti Provera non ha quindi in alcun momento fatto riferimento al processo di riorganizzazione societaria», approvata l’11 settembre scorso. Nemmeno una parola nel comunicato di Palazzo Chigi sul ruolo svolto dai due collaboratori di Prodi nell’operazione. D’Alema condivide alla lettera la nota del governo e si augura che «nelle prossime ore si faccia chiarezza. Non vogliamo comandare, ma abbiamo il dovere di sapere dove vanno queste scelte».


E ieri sera, anticipato da Dagospia, Tronchetti Provera è andato a far visita a Padoa-Schioppa per illustrargli il piano di ristrutturazione del gruppo. È probabile che, visti i rapporti, il ministro abbia voluto presente un testimone.

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