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A Prodi tre pensioni al mese

Emergenza profughi, ecco il piano di Berlusconi. Tre giorni per svuotare Lampedusa dall’ondata di profughi, poche settimane per ripristinare la normalità, più un piano di rilancio dell’isola (per dare un segnale ha comperato in pochi minuti una villa da due milioni di euro) e uno di indennizzo per gli abitanti (niente tasse per un anno). Sembra un libro dei sogni, ma già due volte questo governo ha mantenuto promesse altrettanto azzardate: la prima per i rifiuti in Campania, la seconda per l’emergenza terremoto in Abruzzo. Se poi a Napoli e a L’Aquila le cose si sono arenate non è certo colpa dell’esecutivo. I pasticci li hanno combinati in seguito gli enti locali, i burocrati, i magistrati che hanno smantellato la Protezione civile a colpi di discutibili inchieste (per ora soltanto mediatiche) e l’opposizione sorretta dalla stampa amica. Vedremo se anche questa volta una parte del Paese, quella che a parole denuncia inefficienze e ritardi, si metterà di traverso alla soluzione del problema Lampedusa. I primi segnali non sono incoraggianti. Dalla sinistra non ci si dovevano aspettare applausi, ma neppure il solito tono strafottente, arrogante, addirittura violento. Ci manca poco che parlino di un piano ad personam, messo in atto non per salvare cittadini italiani ma per distrarre da altre questioni.
In realtà la manovra diversiva l’ha messa in atto proprio la sinistra, organizzando con le sue truppe di contestatori una gazzarra-assedio fuori dalla Camera mentre si stava discutendo la legge sulla prescrizione breve dei processi a carico di persone incensurate. Una norma di civiltà in vigore in tutti i Paesi occidentali che come al solito non piace ai giudici e ai loro alleati politici. L’opposizione, bluffando, sta cercando di farla passare come legge pro Berlusconi, che evidentemente, essendo come tutti noi cittadino italiano, in futuro potrà legittimamente avvalersene se se ne presentasse l’occasione (il principale processo in corso, quello Mills, è già avviato di suo alla prescrizione).
Sta di fatto che la violenta gazzarra ha ottenuto il suo effetto perché un ministro, Ignazio La Russa, è caduto nel trappolone. Insultato dai manifestanti, se l’è presa in aula con l’opposizione e, ripreso da Fini, ha mandato a quel paese pure lui. Risultato: rissa, seduta sospesa, polemiche con l’opposizione ma anche dentro la maggioranza che non perdona al ministro il rischio che mesi di lavoro e mediazioni su un tema così delicato vengano compromessi da un eccesso di personalismo sfociato in uno scatto d’ira.

Qualcuno, tra gli ex Forza Italia, ha anche chiesto a caldo le sue dimissioni. La Russa si è poi scusato. Speriamo basti a ricucire, ma certo non ci voleva. Non oggi, non sul tema della giustizia che in Italia è una emergenza grave tanto, se non di più, di quella dell’immigrazione.

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