Fabrizio De Feo
da Roma
Saluta con affetto i Riformatori liberali di Benedetto Della Vedova, Marco Taradash e Giuseppe Calderisi, quelli che lui vorrebbe ribattezzare «da uomo della comunicazione» i «radicali liberi». E visto che gli ex compagni di viaggio di Marco Pannella hanno scelto come simbolo il salmone, ovvero un pesce che nuota sempre contro corrente, Silvio Berlusconi fa subito notare «con quale gioia» si trovi «a nuotare nelle vostre acque liberali».
Laccenno alla sua intima radice politica non è casuale. Poco prima, infatti, Benedetto Della Vedova dal palco lo aveva invitato a «riaccendere lo spirito liberale e liberista del 94 e del 2001». Una fiammella che il premier è subito pronto ad alimentare scolpendo un granitico impegno per la prossima legislatura. «La spinta assoluta e preminente per il futuro - promette - sarà sempre quella di ridurre il costo dello Stato e far pagare ai cittadini meno tasse possibili per renderli più liberi».
Il premier ci tiene a far capire che il meglio deve ancora venire perché i frutti di un lavoro riformatore si raccolgono sempre durante il secondo mandato, come avvenne per alcuni illustri «colleghi» internazionali. «Ronald Reagan e Margaret Thatcher sono fonti alle quali mi sono abbeverato. E ho la fortuna di conoscere bene la signora Thatcher che mi ha sostenuto con una lettera pubblica. La Thatcher, però, mi ha confidato che nei suoi primi 4 anni di governo aveva combinato poco o nulla perché le erano serviti per capire. Noi invece siamo più bravi perché abbiamo capito e abbiamo fatto 24 riforme».
Alla rivendicazione dei risultati ottenuti dal governo fa subito seguito un monito sulla minaccia rappresentata dalla possibile vittoria dellUnione. Una circostanza che precipiterebbe il Paese in uno scenario da regime. «La sinistra ha molto, troppo. La sinistra di questo Paese è, come diceva Gramsci, in tutte le casematte del potere. Nella scuola, nelluniversità, nei giornali, nelle televisioni, nella magistratura, nei sindacati. Governa 16 Regioni su 20, 77 Province su 110, 6.500 Comuni su 8.000. Se le diamo anche la maggioranza del Paese saremo al regime». Cè poi un altro pericolo alle viste in caso di vittoria dellUnione: limmobilismo. «La riforma del lavoro con questi sindacati per la sinistra non sarebbe possibile, così come sarebbe difficile la politica estera con i no-global. E anche la riforma della giustizia sarebbe utopia, tenendo conto di una certa magistratura politicamente schierata». Daltra parte «Prodi e la sinistra non sono in grado di distinguere tra decisioni giuste o sbagliate ma sposano semplicemente la posizione in quel momento più conveniente, come dimostra la storia della Tav. Prodi è il relativismo spinto alla sua estrema conseguenza».
Il premier, ovviamente, non manca di soffermarsi sulla diaspora radicale. «Sono amico di Pannella ma non capisco né lui né Emma Bonino. Comunque semmai le cose dovessero cambiare faremo una festa per il... Marco prodigo». Il premier ricorda che nella Cdl sullaborto «cè e ci sarà sempre libertà di coscienza». Ricorda che, al contrario di quello che sostiene la sinistra, «il 75% dei nuovi lavori è tempo indeterminato» e che «non esiste una legge da cui io abbia tratto beneficio» mentre la ex-Cirielli «è una legge che doverosamente dovevamo fare». Lultimo passaggio è dedicato alla consueta «scossa elettorale». «I sondaggi ci danno in parità. Non è mai successo che lItalia abbia dato la maggioranza a comunisti o ex comunisti». In serata, poi, il premier incontra i senatori azzurri e alle sue truppe rivela di essere pronto a spendere 10 milioni di euro per 750mila manifesti, con alcuni 6X3 a sorpresa, realizzati con i creativi dellultima campagna elettorale di Bush. Ribadisce che «ancora non è possibile fissare una data per il ritiro dallIrak, tuttavia Martino ha annunciato che tra qualche settimana presenterà in Parlamento delle date anche precise». E, infine, nel clima familiare della riunione si lascia scappare una nota di amarezza verso gli alleati.
«Prodi va solo dove lo porta la convenienza»
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