Il prof Asor Rosa e don De Capitani icone anti Cav

Carissimo Granzotto, leggo le deliranti proposte di Asor Rosa e del pretuncolo in quel di Lecco: il primo invita al golpe militar-giudiziario, l’altro si offre come killer di Berlusconi. Ma in questi casi la Magistratura («M» maiuscola, pena la querela!) non si sente in dovere di fare qualcosa?
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Lei è proprio un ingenuo, un sognatore, caro il mio Righetti. La Magistratura? Ma la Magistratura è impegnata su cose assi più importanti e vitali per la tenuta democratica del Paese. La Magistratura è alle prese con i presunti «palpeggiamenti concupiscenti», è affaccendata intorno all’etica e all’estetica del bunga bunga, ai balli dai sottintesi - sottintesi, capito? - erotici, assorbiti dai concorsi interni ed esterni all’ammucchiata, vulgo orgia. Cosa vuole che gliene importi, dunque, di un golpe di Stato con intervento di Carabinieri e Polizia per «bloccare» il Parlamento (e così «restituire alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione», mica no)? C’è forse alla Camera o al Senato un parlamentare di nome Ruby Rubacuori? No, non c’è: e allora il colonnello Asor Rosa ne faccia, di quelle aule sorde e grigie, ciò che meglio crede.
E veniamo al pretuncolo. Don Giorgio De Capitani, parroco di Monte di Rovagnate in quel di Lecco. E che reato ha mai commesso? Invocare al buon Dio una grazia non è reato, caro Righetti. «Siccome sono prete - egli confessò ai microfoni di La7 - prego il Padreterno che mandi a Berlusconi un bell’ictus, così rimane secco. Chiuso il discorso». E allora? Avrà forse disatteso il precetto evangelico «ama il prossimo tuo come te stesso», il pretuncolo, ma nelle sue parole non s’intravede la notitia criminis che farebbe scattare l’obbligatorietà dell’azione penale. Oddio, se uno, mettiamo Silvio Berlusconi, avesse detto: «Prego San Gennaro che mandi una bella sciatica a Ilda Boccassini, così rimane a letto un mese» la notitia criminis ci sarebbe tutta. Vile attentato all’autonomia e all’indipendenza fisica della Magistratura, probabilmente. Ma don Giorgio non è il Berlusca, anche se lo vorrebbe veder morto stecchito. O, in via subordinata, «distrutto». Ricorda l’intervista, caro Righetti? Io me la sono vista e rivista non so quante volte, e sempre restandone affascinato. I vescovi, i cardinali e perfino il Papa «falsi cattolici». Ovvio, in quanto «il cristianesimo non esiste nella Chiesa». Perché se avesse voluto, la Chiesa «avrebbe potuto mettere alle corde Berlusconi, avrebbe potuto distruggerlo». Distruggerlo: sembrava di sentir parlare il distruggitore e rivoltatore di calzini Tonino Di Pietro. E quelle soavi considerazioni sulle donne? «Berlusconi ha messo in parlamento quelle che hanno le gambe più belle e politicamente non se ne salva nessuna. La Gelmini non vale niente e la Prestigiacomo dice cazzate», scusi la volgarità, caro Righetti, ma in tal modo si esprime il parroco di Monte di Rovagnate, sacerdote con cura di anime. Povere anime. Se per le enormità dette fosse non dico tanto, ma almeno sospeso a divinis, mi ci mangio un gatto vivo che Repubblica lo arruolerebbe all’istante, in sostituzione del un po’ frusto, un po’ troppo palloso Roberto Saviano.

Già lo vedo da Fabio Fazio a elencare non i soliti, banali dieci motivi per cui vale la pena vivere, ma i dieci soggetti per cui vale la pena invocare al Padreterno un bell’ictus. E con quello, «chiuso il discorso» (forse stiamo esagerando, caro Righetti, forse don Giorgio è solo uno iettatore).
Paolo Granzotto

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