Politica

Professioni, decreto sprint Napolitano ha già firmato

Berlusconi: «A noi non l’avrebbero mai lasciato fare». Amato bacchetta i tassisti. Ma Bertinotti: «Dov’è lo scandalo?»

Fabrizio de Feo

da Roma

Giorgio Napolitano ci mette la firma. E il provvedimento della discordia appare ormai vicino al suo primo traguardo. Dopo il via libera arrivato ieri del capo dello Stato, manca soltanto la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per rendere operativo il decreto Bersani. Un iter accelerato che certo non aiuta a placare la rabbia dei tassisti, sempre più sul piede di guerra.
L’«onda bianca» della protesta si fa, infatti, sempre più tumultuosa. E l’eco del conflitto investe Montecitorio, accendendo nel centrosinistra una riflessione sulle modalità di gestione della «crisi». La linea della fermezza è sempre quella che prevale. Ma gli inviti al dialogo e all’apertura di «spazi negoziali», dopo il blitz compiuto con l’approvazione del decreto, si succedono a testimonianza di una situazione di imbarazzo che va crescendo tra i partiti dell’Unione. Prova ne è il fatto che lo stesso ministro per lo Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, si dice «pronto all’apertura, anche immediata, di un confronto con le organizzazioni dei tassisti e i sindaci per ricercare soluzioni, anche correttive del decreto, che siano in grado di raggiungere l’obiettivo del potenziamento del servizio pubblico» dei taxi. L’apertura di questo tavolo viene, però, condizionata alla cessazione immediata delle agitazioni in corso. Un’offerta che i sindacati respingono subito al mittente: «Le proteste proseguiranno fino a quando il decreto non sarà ritirato».
L’accenno di disponibilità firmato Bersani - e sposato in pieno dal ministro degli Affari regionali Linda Lanzillotta - viene, però, smentito dalle parole di altri esponenti unionisti. Francesco Rutelli, ad esempio, fa sapere che si può «parlare degli interessi di tutti ma bisogna decidere per la comunità». Duri anche gli esponenti dell’Italia dei valori. «Ciò che sta accadendo nelle ultime ore, con lo sciopero selvaggio e i blocchi del traffico da parte dei tassisti - accusa Stefano Pedica, capo della segreteria politica dell’Idv - è assolutamente inaccettabile. Non si può rimanere ad assistere a ciò che fa un manipolo di prepotenti, attaccato ai propri privilegi».
E se Fausto Bertinotti osserva con distacco le proteste - «il conflitto è una fisiologia della società. Non capisco dove sia lo scandalo» - Giuliano Amato lancia un segnale piuttosto esplicito. «Mi auguro che anche le manifestazioni, che stanno crescendo - dice il ministro dell’Interno - rimangano sempre compatibili con i diritti dei cittadini, perché altrimenti si creerebbero dei delicati problemi». Un atteggiamento di fermezza che vale ai «falchi» dell’Unione il rimprovero di Giulio Andreotti, interpellato anche in ricordo di una sua apparizione nel film «Il tassinaro» di Alberto Sordi: «Un contatto preventivo con la categoria sarebbe stato molto utile, come avviene sempre per misure importanti».
Sull’altro fronte, quello del centrodestra, Silvio Berlusconi evita di entrare nel merito. Ma fa notare come il centrosinistra possa giovarsi di «sponde» negate alla Cdl. «Non voglio commentare, dico soltanto che nessuno, quando eravamo al governo, ci avrebbe fatto fare una riforma simile attraverso un decreto legge». Gianfranco Fini, invece, torna a puntare il dito contro l’atteggiamento del governo. «Quella del governo è un’arroganza che determina forti disagi per il cittadino. Se l’esecutivo chiede alle categorie comportamenti responsabili deve anche avere l’umiltà di intavolare con esse quel confronto che non ha fin qui ricercato».
Se Fini condanna il metodo, Carlo Giovanardi si concentra sul merito di una riforma che penalizza il lavoro autonomo. «L’impresa familiare è una grande risorsa, un valore da difendere, non da distruggere. Siamo d’accordo se si tratta di ampliare la possibilità di accesso nell’interesse degli utenti. Contrari se si vuol mettere in atto un processo di proletarizzazione e di lavoro precario per i lavoratori autonomi - dice l’esponente Udc -.

Da questo punto di vista è più che comprensibile che l’intera categoria dei tassisti pretenda chiarezza da una maggioranza che li ha messi con le spalle al muro dopo aver predicato la concertazione come una specie di religione laica».

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