Il professore a un passo dal sogno

«Sconfitta, se non arrivo al ballottaggio non potrei considerarla diversamente». Così Enrico Musso, candidato della Casa delle libertà per la poltrona di sindaco a Genova commenta, a risultati definitivi non ancora acquisiti, le altalenanti proiezioni che si sono succedute nella serata di ieri. Sempre a cavallo tra un possibile ballottaggio ed una uscita di scena al primo turno.
Nessuna consolazione sul fatto che avrebbe aumentato in maniera esponenziale i voti del centro destra rispetto al 2002. «Io ho giocato per vincere e se non dovessi arrivare al ballottaggio non potrei dirmi soddisfatto - replica Musso -, ma fino a quando non avremo tutte le schede scrutinate, è difficile interpretare il voto». Enrico Musso non lo interpreta, ma molti genovesi lo hanno fatto, tra le tante schede scrutinate emergerebbe un risultato che farebbe riflettere: tanti i voti disgiunti che premierebbero la scelta del candidato da parte dei partiti della Cdl, «mi farebbe molto onore - spiega Enrico Musso -, sarebbe una presa di posizione di indiscutibile valore se venisse confermata. Significa che i cittadini hanno capito che la mia è stata una candidatura indipendente che va al di là della coalizione che ha deciso di sostenermi».
Dal point di salita Santa Caterina si è vissuto un pomeriggio di suspense cominciato nel peggiore dei modi, con sondaggi che davano per spacciati Enrico Musso e Renata Oliveri. Chiara, la moglie di Musso, sempre dietro le quinte in questi quattro mesi, girava nervosa tra i computer della sede, tra una sigaretta alla finestra e uno sguardo a distanza al cellulare, speranzosa di una telefonata del marito. Enrico, per ingannare il tempo, si è immerso nel lavoro scegliendo di andare a passare qualche ora nel suo dipartimento alla facoltà di Economia e Commercio dell'università di Genova.
Il nervosismo per l'altalenante risultato è anche negli occhi dei tanti ragazzi che hanno lavorato al suo fianco in questi mesi, convinti che non possa finire male, «perché Enrico è una persona straordinaria che non si merita di perdere», ripetono in coro. Passano le ore e i distacchi cambiano, si allungano e si assottigliano, Enrico Musso sfiora il ballottaggio, poi scende di nuovo, l'atmosfera per chi in passato ha seguito campagne elettorali ben più tragiche non è dei peggiori, «ha già fatto miracoli considerando il suo avversario», commentano i suoi «aficionados».

Alberto Gagliardi lo attende sulla porta e arringa ancora la folla, forse non si è reso conto che la campagna elettorale è finita, o forse fa proprio parte del suo Dna, urla che «Musso avrebbe potuto rilanciare Genova e che la pioggia che scende in queste ore è il segno che sta per cominciare una brutta stagione».

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