Profughi ad oltranza: «Nei dormitori no, dormiamo in strada»

Gli esuli tornati dalla Svizzera rifiutano la sistemazione di viale Ortles e si accampano in piazza Repubblica. Il Comune manda soccorsi e coperte

(...) siamo forti e io è un anno e 7 mesi che dormo per strada, sapremo dove sistemarci. Non torneremo nei dormitori perché il Comune ci ha detto che se rientriamo in viale Ortles dovremo uscire al mattino e rientrare alla sera, e non potremmo più restare per l’intera giornata come accadeva prima». In tarda serata comunque in piazza Repubblica è arrivato il camper Ronda della Solidarietà che ha distribuito agli immigrati coperte e pasti caldi. L'associazione è arrivata su ordine dei Servizi sociali del Comune. Palazzo Marino si è rifiutato di concedere un’ulteriore chanche dopo che «hanno rotto i patti, sono fuggiti nella notte e hanno danneggiato la struttura - sottolinea l’assessore ai Servizi sociali, Tiziana Maiolo -. Purtroppo in Italia hanno imparato il peggior sindacalismo: a ogni proposta che accettiamo, alzano il tiro. Obbligarli a uscire 4 ore era la sanzione minima, non avremmo neanche più dovuto riceverli. Ma evidentemente vogliono dormire fino a mezzogiorno, invece di cercare un lavoro. Inoltre non avremmo potuto accogliere 18 persone se non si fossero sottoposte al test per la Tbc, ma si sono opposte».
Il rientro dei rifugiati dalla Svizzera è avvenuto a metà mattinata. All’operazione, iniziata all’alba e durata circa 3 ore, hanno partecipato un centinaio di agenti della Polizia cantonale, a cui i profughi hanno opposto resistenza. Li hanno dovuti immobilizzare e ammanettare per caricarli sul pullman che li ha trasportati dal centro per rifugiati di Chiasso, dove si trovavano dalla scorsa settimana, alla questura di via Fatebenefratelli. «Ci hanno spintonati, qualcuno è stato malmenato - si sfoga un sudanese -. Durante il viaggio ci hanno tolto le manette ma a uno di noi si erano inceppate e si è fatto tutto il trasporto legato». Un altro ha riportato qualche livido, ma arrivato in città è bastato un po’ di ghiaccio per medicarlo. Anche i poliziotti milanesi incaricati di trasportarli all’Ufficio immigrati hanno dovuto fare i conti con la resistenza di alcuni, che si sono anche sdraiati in terra davanti alle telecamere. Nonostante l’assessore ai Servizi sociali lunedì in consiglio comunale avesse dettato l’ultimatum per gli eritrei che rifiutavano, e infine hanno accettato, di trasferirsi dal centro di via Pucci a viale Fulvio Testi (ma ieri si sono già lamentati), e avesse assicurato che i sudanesi fuggiti in Svizzera avrebbero trovato le porte chiuse perchè «il Comune è stato troppo morbido e ha seguito fin troppo i loro capricci», anche ieri ha offerto l’ultima chance. D’accordo ad ospitarli in viale Ortles, e gratis (gli altri ospiti pagano 1,5 euro al giorno), ma stando a regole e orari del centro. Una «punizione» per aver rotto i patti, poi tra qualche giorno si sarebbero trasferiti nel convitto. Ma dai rifugiati l’ennesimo no, e ora anche la Maiolo si arrende: «Abbiamo fatto di tutto, anche troppo. Se vorranno andare in futuro in viale Piceno dovranno prima passare da viale Ortles e accettarne le regole. Siamo stufi».
Durissime le reazioni di An e della Lega, che invocano la linea dura mostrata dagli svizzeri. «Espelliamoli - esorta il consigliere lombardo di An Piergianni Prosperini -, no a corsi di lingua, sostegni, sistemazioni gratuite. Riserviamo tale trattamento a chi veramente se lo merita, a questi scorretti fannulloni concediamo solo un biglietto sola andata per il loro Paese».

La «piccola pacifica Svizzera - fa eco l’assessore leghista Davide Boni - ci ha dato un chiaro esempio di come si deve trattare certa gente». La vicenda di via Lecco, ha affermato invece il candidato dell’Unione Bruno Ferrante, «è stata eccessivamente poiticizzata: bisogna riconoscere diritti di queste persone e dare accoglienza».

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