Linchiostro spicca nitido sulla carta spessa, ingiallita dal tempo ma integra: lottima carta di una volta, ricavata dagli stracci e capace di sfidare i secoli. Siamo all'Archivio di Stato di Genova, in piazza S. Maria in Via Lata, nella sezione dedicata all'Archivio di San Giorgio. Non si possono scoprire senza emozione i documenti originali del prestigioso Banco, giunti fino a noi. Le mani di Alfonso Assini, archivista di Stato, aprono con sicurezza un pesante registro quattrocentesco dalla copertina scura. E il passato balza fuori: conti correnti in partita doppia. Scritti a mano mezzo millennio prima dell'invenzione del computer, con una tecnica bancaria in uso ancora oggi.
Per la lettera di cambio può bastare poco spazio: una striscia di carta riempita fitta fitta, in latino, con calligrafia veloce e precisa. Il formato ridotto doveva facilitare al mercante dell'epoca il compito di portare con sé il prezioso documento e custodirlo con cura durante il viaggio.
Un austero registro catastale racchiude una sorpresa: non solo pagine scritte, ma anche splendide immagini topografiche a colori che rappresentano una realtà antica, quella dei magazzini dell'olio, con piante e interni di singoli locali, completi di suggestivi soffitti a volta. Vedute così fresche e precise che sembrano appena uscite dalla matita e dal pennello di un architetto-artista.
Sono soltanto alcuni esempi delle oltre 40mila unità che costituiscono il fondo di San Giorgio: sta per terminare, dopo vent'anni, l'enorme lavoro di riordino e di inventario analitico previsto da una convenzione tra il Ministero dei Beni Culturali e la Società Ligure di Storia Patria e portato avanti sotto la direzione scientifica di Giuseppe Felloni, professore emerito di Storia economica alla facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Genova.
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