Un progetto modesto e senza una idea forte

Non vi è nulla di paragonabile all’Asse attrezzato che caratterizzò il piano approvato nel 1962

Pietro Samperi*

Si è svolto nei giorni scorsi presso l’Accademia di San Luca, a cura della Fondazione Bruno Zevi, in occasione di una Mostra dedicata allo «Studio Asse», un convegno sull’iniziativa che presero, negli ultimi anni Sessanta, alcuni urbanisti romani per elaborare un’ipotesi progettuale delle nuove zone direzionali previste dal Piano Regolatore del 1962, le quali assunsero il nome simbolico di asse attrezzato, dalla grande strada che avrebbe dovuto costituire il supporto delle zone stesse. Quel termine fu poi sostituito dall’acronimo Sdo (Sistema Direzionale Orientale).
Ritenevo che si trattasse di una sorta di «commemorazione» di quell’operazione professionale, che fu condotta, a proprie spese, da otto famosi architetti e ingegneri (Vinicio Delleani, Mario Fiorentino, Riccardo Morandi, i fratelli Vincenzo, Fausto e Lucio Passarelli, Ludovico Quaroni, Bruno Zevi), coadiuvati da una schiera di consulenti che concorsero a conferire all’operazione una completezza che dovrebbe essere propria di ogni seria, grande operazione urbanistica. Ho invece avuto il piacere di partecipare a un convegno nel corso del quale si è finalmente tornati a fare vero dibattito e non falso plauso del «principe», come spesso avviene oggi in simili occasioni. Mi auguro che ciò si ripeta anche con la tavola rotonda che si terrà per la chiusura della mostra, il 5 aprile prossimo.
Attraverso l’esame degli elaborati prodotti dallo Studio Asse (gelosamente conservati da Lucio Passarelli) e gli interventi dei relatori, la ricostruzione della storia di quella vicenda, il ricordo (dopo oltre 40 anni) del significato di quella che fu definita l’«idea forte» di quel Piano Regolatore, nonché alcune conclusioni di quello studio, hanno dimostrato che quella operazione avrebbe potuto determinare una svolta decisiva nello sviluppo della città. Ma nonostante l’avvio tentato negli anni ’80 dai sindaci Vetere, prima, Signorello, poi, tutto crollò per l’ignavia della giunta Rutelli, che non seppe neppure sostituire quella previsione cardine del Prg.

Tale circostanza si conferma, purtroppo, ancora nel Prg adottato nel 2003, ora in corso di approvazione, nel quale non vi è stata la capacità o il coraggio di trovare una «idea forte» paragonabile a quella dell’Asse attrezzato (o Sdo) del 1962, lasciando il Piano nel grigiore dell’ordinaria amministrazione.
*urbanista

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