Le promesse di Veltroni? Soldi già spesi

In questa strana campagna elettorale c’è un aspetto certo: la consapevolezza del disastro economico in arrivo. Berlusconi ha sicuramente ben chiara la situazione, sia grazie al suo dna di uomo d’affari sia grazie alla vicinanza di Giulio Tremonti; infatti tutti i commentatori hanno rilevato l’inconsueta prudenza del Pdl nella presentazione del programma. Ogni buon proposito viene accompagnato dall’onnipresente clausola relativa alla verifica delle risorse disponibili: sembrerebbe un’ovvietà (per spendere soldi devo averli) ma per lo standard delle promesse elettorali è quasi un inedito.
La differenza salta all’occhio soprattutto se si confronta con l’atteggiamento del Pd che, in alcuni casi, si propone persino di spendere due volte soldi puramente eventuali: ad esempio il vice di Veltroni, Dario Franceschini, rispondendo a Porta a Porta a una domanda su quali risparmi il Pd pensa di usare a copertura delle spese, ha risposto come prima voce «l’accorpamento degli enti previdenziali». Peccato che, se mai si otterrà qualche euro da questa fantomatica integrazione (che non sembra procedere in modo spedito, anzi), ne è già stato previsto l’impiego a copertura del «pacchetto welfare» approvato lo scorso dicembre. Quindi una delle «serie coperture» previste dal Pd altro non è che una cifra non solo non ancora incassata, ma persino già spesa! Vale la pena di ricordare anche come sia addirittura previsto che, qualora i risparmi legati all’integrazione degli enti non dovessero concretizzarsi, scatterebbe un incremento automatico dei contributi previdenziali per tutti i lavoratori (leggasi, busta paga più leggera). Intanto però la crisi finanziaria sta espandendosi senza sosta e l’indice della borsa di Milano segna un calo del 31% dall’estate scorsa; inoltre la speculazione sta cercando come prime vittime le società più indebitate e, guarda caso, nel club degli Stati più indebitati del mondo l’Italia primeggia.
Sarebbe quindi opportuno cominciare a pensare a piani di emergenza per far fronte a un repentino prosciugamento del gettito. È bene ricordare che le voci principali di spesa dello Stato sono tre: interessi passivi sul debito, pensioni e stipendi del personale statale.

Sugli interessi passivi il governo non ha potere, quindi sarebbe bene che in questo clima di trasparenza pre-elettorale si cominciasse anche a dire che, se lo scenario dovesse continuare a deteriorarsi, si potrà persino arrivare a toccare due argomenti storicamente tabù: prestazioni sociali e personale. Tutto questo per pagare il conto lasciato sul tavolo da Prodi e senza contare la grana Alitalia e la spazzatura in Campania (quella è la mancia).
posta@claudioborghi.com

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