Promossi, nonostante la geometria

Come tutti sanno, non appena mette piede in un campo da calcio, la matematica diventa un’opinione, e nemmeno di quelle molto condivise. La geometria, invece, regge alla grande il confronto con i piedi quadrati di Senderos, gli angoli di tiro ottusi di Pirlo e le proiezioni ortogonali del contratto ballerino di Kakà. Ed essendo la palla, secondo il primo teorema di Rivera, fino a prova contraria rotonda, ecco che, sommando l’orgoglio e la fame del Chievo all’annoiata routine del Milan si ottiene una partita soporifera, monotona, scontata. E decisa da un graffio sbilenco dell’Aristogatto Seedorf, sempre più emblema di una squadra passatista, oltre che passista e non di rado passiva. Dunque, mettendo da parte la matematica (Fiorentina e Genoa restano pur sempre nei paraggi...) e con la geometria calcistica finita in un cono d’ombra, meglio darsi alle materie umanistiche. In Inghilterra uno storico revisionista, tale Richard Corbett, casualmente eurodeputato laburista nel collegio Yorkshire e Humber, ha lanciato una raccolta di firme per farsi restituire la Coppa delle Coppe che Lulù Chiarugi, il 16 maggio 1973, strappò dalle grinfie di Joe Jordan (poi rossonero amatissimo) e compagni che casualmente giocavano nel Leeds United.

Il fatto che Leeds sia una città dello Yorkshire e Humber, non inficia lo spirito dell’iniziativa di mister Corbett, indignato, 36 anni dopo, per l’arbitraggio del signor Christos Michas. Però spiegate a questo signore che cos’è la «fatal Verona»...

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