RomaI sindacati chiedono la riforma del fisco, pretendono che siano redistribuiti i carichi delle imposte favorendo il lavoro, i redditi bassi e i non autosufficienti. Ma sanno benissimo che la riforma fiscale sarà a costo zero, cioè non ci sarà nessuna nuova spesa. Il ministro dellEconomia Giulio Tremonti non allargherà i cordoni della borsa, ma il governo non ha nemmeno lintenzione di penalizzare la spesa sociale, che resterà fuori dalla manovra. Di razionalizzarla, quando si tratterà di attuare la riforma fiscale, invece, sì. Anche se, soprattutto dopo la manifestazione e lultimatum delle due confederazioni sindacali riformiste, con un consenso vasto.
Le ipotesi di lavoro riguardano vari fronti. Per quanto riguarda la razionalizzazione, potrebbero tornare dattualità le pensioni di invalidità. Non tanto per un giro di vite, visto che il rafforzamento dei controlli negli ultimi anni ha già fatto emergere abusi. Possibile invece che si vadano a cercare situazioni come il cumulo di prestazioni diverse che, in alcuni casi, può dare luogo a un reddito superiore rispetto allesigenza di garantire lautosufficienza. E che si cerchi di rafforzare i servizi a favore degli invalidi civili, per frenare la spesa sempre maggiore che riguarda voci come laccompagnamento. Per gli invalidi che hanno il sostegno di un familiare o di altra persone, vengono impiegati ogni anno 16 miliardi di euro su 45 miliardi di euro, che sono la spesa complessiva. Negli ultimi anni laccompagnamento è cresciuto a dismisura. E praticamente solo per gli ultra 65enni. Nel 2009 un anziano ogni dieci aveva lassegno di accompagnamento, segno - secondo gli esperti che lavorano alla riforma - che linvalidità viene utilizzata per scopi diversi rispetto a quelli per il quale è prevista.
Il giro di vite, se ci sarà riguarderà persone benestanti che, magari, percepiscono e cumulano più assegni. Lidea è quella di una «valvola» che regoli lentità al reddito di chi lo percepisce e alla gravità dellinvalidità. Le risorse liberate da un limite sui cumuli e sul reddito, potrebbero andare alla sanità che potrebbe così rafforzare i servizi erogati direttamente agli invalidi.
Lidea di legare le politiche sociali al reddito, potrebbe anche caratterizzare una delle misure più attese, cioè il quoziente familiare. La versione pura che lega limposizione fiscale al numero dei componenti della famiglia, ha poche possibilità. Al contrario, un calcolo che si concentri sulle famiglie a basso reddito sì, ad esempio lestensione della no tax area.
La spesa fiscale per la famiglia in Italia, non è alta. Si aggira intorno a 15 miliardi di euro. Meno della metà rispetto alla cifra che i principali enti previdenziali impiegano per le pensioni ai superstiti (circa 35 miliardi allanno). Ma il capitolo famiglia è uno di quelli dove ci sono numerose sovrapposizioni tra le misure previdenziali e quelle assistenziali. Tutti elementi dei quali la razionalizzazione potrebbe tenere conto.
Resta ferma la volontà di non incidere sulla spesa sociale. Mentre, soprattutto con il pressing insistente delle parti sociali, prende sempre più quota il giro di vite sui costi della politica e anche quello sui ministeri. E questa volta non con tagli lineari, ma secondo il principio alla base del federalismo, cioè i costi standard.
La manovra da 45 miliardi che il governo varerà a fine mese, dovrebbe prevedere una stretta sui costi intermedi dei ministeri.
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