«Pronti ad agire se sarà necessario»

da Milano

Avviso ai naviganti sui mari tempestosi della finanza: «Non è compito della Federal Reserve proteggere gli investitori e le società che erogano prestiti dalle conseguenze delle loro decisioni finanziarie». Chiaro come forse non è mai stato, Ben Bernanke ha posto ieri al meeting di Jackson Hole precisi paletti per quanto riguarda le responsabilità della banca centrale Usa nella gestione della crisi dei mercati finanziari. Pur ribadendo che la Fed è pronta a mettere in atto «ulteriori misure in caso di necessità», il successore di Alan Greenspan ha di fatto escluso di voler modulare la politica monetaria sulla base delle difficoltà provocate dalla crisi dei mutui subprime.
Dunque, nessuna stampella, nessuna scialuppa di salvataggio verrà messa a disposizione di chi ha smarrito il senso del rischio e della misura. Anche per evitare che misure “protettive” vengano malamente interpretate come un lasciapassare per comportamenti ancor più disinvolti.
Ma se il simposio organizzato dalla Fed nel Wyoming doveva servire a meglio chiarire le intenzioni dell’istituto di Washington in materia di tassi, l’intervento di Bernanke non dato risposte certe sulla direzione in cui si muoverà in occasione della riunione del prossimo 18 settembre.
I mercati sperano in un taglio dei tassi di riferimento, i Fed Fund, dopo la riduzione del tasso di sconto decisa dalla banca alcuni giorni fa per riequilibrare la situazione sul mercato del credito. Le più recenti indicazioni della Fed, pur rimarcando ancora una volta la necessità di contrastare l’inflazione, lasciano aperta la porta a ogni soluzione. Di sicuro, il grado di preoccupazione dell’istituto è sensibilmente cresciuto nell’ultimo periodo: «Le perdite finanziarie globali sono state decisamente superiori anche rispetto alle stime più pessimistiche», ha ammesso Bernanke.

Consapevole dei rischi che potrebbero derivare da un’altra stretta creditizia sotto forma di «una più profonda e più prolungata» debolezza nel mercato immobiliare, con «possibili effetti negativi sui consumi e sull’economia in generale».

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