"Pronti a pagarmi per incastrare Berlusconi"

La proposta di due giornalisti dell’Espresso a Laura, concorrente del Grande Fratello Lei chiede 50mila euro, loro disposti a trattare: "Basta un sms che provi la relazione"

"Pronti a pagarmi per incastrare Berlusconi"

Una lunga trattativa. E alla fine i giornalisti dell’Espresso buttano sul tavolo la loro proposta: «Io te la pago - dice uno di loro - se tu hai l’altra cosa. Se hai le foto, se hai i gioielli». Insomma, le prove della relazione con il Cavalier Silvio Berlusconi. Laura, Laura Drezwicka, la biondissima del Grande Fratello, non sa nulla. Ma decide di giocare, fa intendere, provoca, spara di aver avuto una relazione col Cavaliere. E freme per concedere un’intervista. A pagamento, va da sé. La richiesta è secca: cinquantamila euro.

Cinquantamila euro per raccontare tutti i dettagli piccanti, piccantissimi, privati, privatissimi, che riguardano Berlusconi e la sua privacy. «I giornalisti dell’Espresso - racconta ora lei al Giornale - erano scatenati. Volevano sapere tutto, ma proprio tutto sulle abitudini erotiche del presidente del Consiglio». Del resto, il settimanale del gruppo De Benedetti attualmente in edicola spara un servizio dal titolo più che promettente: «L’harem di Silvio». E ormai c’è una lunga tradizione di pseudo scoop sulle avventure sentimentali del premier: le feste a Villa Certosa, le ragazze invitate in Sardegna, il caso Noemi, i gossip sulle ministre. La task force del periodico prova da mesi a guardare attraverso il buco della serratura dentro la camera da letto di Silvio. «Credo - prosegue Laura - che abbiano incontrato molte, moltissime ragazze, chiedendo degli sms di Silvio, delle foto in posa con lui, dei regali che avrebbero ricevuto».
Il giornalismo sotto le lenzuola mobilita energie e risorse. E l’Espresso è disposto a pagare queste rivelazioni esplosive.
Al tavolo di un ristorante di Napoli sono sedute quattro persone: Laura, la sua amica Roberta, fotografa, i due emissari del settimanale. Un redattore e un collaboratore. Laura, una sorta di Paris Hilton all’amatriciana, vanta un curriculum stuzzicante: esordio folgorante come «sexy car washer», in quasi topless mentre puliva grandi auto fra goccioloni luccicanti, si è esibita senza veli nel circuito di alcune tv private, infine è entrata nella stanza del Grande fratello al posto di Daniela Martani, la hostess poi licenziata dall’Alitalia. E questo suo exploit è stato oggetto di molte mormorazioni e chiacchiericci: chi l’ha spinta fin sotto le telecamere bramate da legioni di aspiranti veline? Insomma, ha tutte le curve e le zone d’ombra per attirare la curiosità della stampa come il miele le api.
Bastano poche frasi di circostanza e subito arriva la richiesta: «Lei - spiega Roberta - pensava a una cifra di 50mila euro per questa... 50mila euro che è il prezzo che lei ha valutato con me, questa è la cifra per rilasciare questa intervista».

Cinquantamila euro. Sono tanti ma all’Espresso la storia fa gola. Con quel corteo di dettagli torbidi, particolari scabrosi, relazioni peccaminose. «Se tu vai da Oggi o vai da Gente - riflette l’inviato - a fare un’intervista del genere... Se lo fai con l’Espresso invece... Vogliamo parlarne seriamente... Se no la chiudiamo tu sei libera di... chiudere con il nostro giornale. Però volevo dire che non è una cosa che si fa proprio così. Io vado dal direttore e dico “c’ho una ragazza che ha fatto il Grande fratello e potrebbe raccontare cose di Berlusconi e gli diamo 50mila euro”, non ti dirà mai di sì».
Ci vogliono le prove per dire sì e staccare l’assegno: «Se io riporto di lei cose gravi del presidente del Consiglio devo essere sicuro».
Sicuri o dubbiosi, i cronisti hanno drizzato le antenne e affondano le domande: «Si è comportato bene fino a quando?» «Fino a poco tempo fa». «Ma perché si è stufato?». «No, non è che si è stufato... Forse è per i casini che stanno succedendo adesso, mica per altri motivi».

Gira e rigira, la discussione si avvita sempre intorno allo steso punto: «Hai qualche elemento per documentare la tua relazione sessuale o no?» «Ho le mie prove». E non ti senti un po’ Monica Lewinsky?» «Io ho le mie prove». Come la stagista americana aveva le sue.

Laura tiene sulla corda i giornalisti, si sbilancia, allude, poi ingrana la retromarcia. E le domande a pagamento scendono come chicchi di grandine: «Ti ha pagato l’affitto?». «Ha pagato l’affitto». «Molte stanno lì». «Eh, sì», risponde Laura. Pronta per un altro quiz: «Hai visto cose che faceva che so con la Carfagna, con la Matera, con quelle che ha candidato?» È l’unico passaggio «istituzionale» della conversazione.

Laura mena il can per l’aia, precisa, per chi ancora non lo sapesse, che le donne hanno una psicologia particolare, parla di sensazioni. I cronisti incalzano. Le domande sono sempre più «politiche»: «Ti chiamava?». «Mi chiamava spesso la sera». «Stava al telefono a lungo?». «Abbastanza». Sembra di essere dentro uno spot. «Ho delle prove telefoniche, ma solo sms».

«Sono vincolanti questi sms» esultano i giornalisti. «Sono belli, sono belli», ripete lei, più stereotipata di un’oca giuliva «Amichevoli?», insistono prudenti gli inviati. «Amichevoli no, perché non è solo mio amico».

Ci siamo, o forse non ancora. Laura è la reginetta del dico-non dico, come del vedo-non vedo. Il safari nella vita privata del premier riprende: «Non c’hai una foto un po’ più... una foto che prova». Così, con qualche scatto hard, il tormentone sul Cavaliere potrebbe chiudersi una volta per tutte.

Laura fa balenare quel che non ha, l’immagine potrebbe pure esserci. La starletta rilancia: «Sì una foto che non ho visto da nessuna, con nessuna ragazza, ce l’ho questo documento, ce l’ho sul telefono. È ovvio che non te l’ho fatto vedere perché non posso farti vedere». La caccia al tesoro è a un passo dalla meta.

L’affare sembra possibile. «Questo - replica uno dei giornalisti - per me sarebbe... Cioè se avessi questa cosa io potrei dire al direttore: c’è questa cosa... che siete molto amici... che siete stati dentro casa sua da sola con lui dentro la sua stanza». Questo sì che sarebbe bingo.

Serve altro? C’è bisogno di qualcosa ancora dopo aver frugato dentro Vila Certosa con gli obiettivi dei paparazzi?

Laura non molla: «Io prima volevo fare un’intervista per un compenso, poi mostrerò le foto». Laura vuole i soldi, Laura vuole i riflettori, l’Espresso vuole le prove. Poi la vita privata, personale, intima del Cavaliere potrà pure essere fatta a pezzi.

Dunque, si va avanti a comporre un fantomatico manuale erotico del Cavaliere. Le domande si fanno ancora più esplicite, quasi surreali, grottesche: «Faceva delle cose anche insensate oppure no? Cioè ha controllo come uomo oppure no?». «Con te non ha mai avuto dei comportamenti folli?».

Altro che Palazzo Grazioli. Qui siamo in una galleria di personaggi lombrosiani. Insomma, lo scoop potrebbe pure essere più grande del previsto: un Cavaliere mostro, o bruto o chissà che altro. Una pellicola dell’orrore. Che botto.

Meglio consolidare il terreno con altre domande a ventaglio: «Ti ha mai raccontato di essere stato con due donne insieme?». Certo, nel Kamasutra dell’Espresso il capitolo orge era rimasto incredibilmente nell’ombra. Laura si supera: «Guarda, io non coinvolgo nessuna altra persona in questo racconto».

Laura indica ma non chiarisce e allora, persa ogni misura, dal taccuino saltano fuori temi che gli stessi cronisti maneggiano come saponette, «come leggende metropolitane che girano». Finiscono tutte insieme nel mulinello: «C’è questa storia della puntura alla base del pube che ti permette di avere rapporti sessuali continuamente per ore». Ma la leggenda, come tutte le leggende, non finisce qua: «Ha avuto anche problemi dal punto di vista di un eccesso di afflusso di sangue». Sono informati, all’Espresso.

O forse è una domanda. Laura si ricorda di essere stata una «sexy car washer»: «Mi stai chiedendo se ce l’ha grosso?». Ridono tutti, adesso. Ma è un istante. Laura torna a pattinare sulla zona grigia: «Io questa cosa non me la sento di dirla in questo momento se fa le punture o no... Non te la dirò mai». Il Paese resterà appeso al rebus.
Meglio divagare, sì, ma non troppo: «Lui si diverte e gioca e gli piace vedere magari due donne che si baciano fra di loro e magari fanno lo spogliarello, cose di questo genere... Si renderebbe ridicolo. Era per capire questa cosa qua appunto anche in questo». Laura è una barriera: «Quello fa parte dell’intervista, non mi va di rispondere».
Non subito. E allora si torna a parlare delle garanzie e del compenso, il carburante della conversazione: «A me quel che interessa è se tu hai una foto che documenta un rapporto particolare con lui... che fa capire lui come personaggio anche in relazione alla politica cioè come...».

«Io comunque adesso ci penso».
Sì, basta, almeno per questa volta: «Io te la pago se tu hai quest’altra cosa. Se tu hai le foto, se tui hai i gioielli. Il fatto che ti ha iscritto al Grande Fratello perché veramente... non la possiamo fare» l’intervista. «Tu non puoi dire che uno è l’amante tuo soltanto sulla base della tua parola».

«Be’, già il Grande Fratello penso che sia una bella prova». «Si dice che sono state segnalate...».

Siamo al capitolo raccomandazioni, ma Laura se ne va. Ci sarà tempo per un altro appuntamento. E per altri mercanteggiamenti.

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