"Pronti a riportare il viceministro alle Camere"

Schifani: "Visco indagato è un fatto nuovo: chiederemo che il governo ritiri tutte le deleghe. L’Unione spera che passi la bufera"

"Pronti a riportare il viceministro alle Camere"

Roma - «L’avviso di garanzia a Visco conferma che la denuncia di Speciale non era infondata, mentre assolutamente ingiustificate sono state le parole pronunciate dal ministro dell’Economia Padoa-Schioppa che ha fatto accuse gravissime e devastanti». All’indomani dell’apertura formale dell’indagine sul viceministro dell’Economia per le presunte pressioni all’allora comandante generale della Guardia di finanza, il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani torna con la mente al dibattito in Senato quando, spiega, «ero stato facile profeta nel dire che la vicenda non si sarebbe chiusa lì». Ora, aggiunge, «i fatti mi danno ragione».
Senatore, un avviso di garanzia però non è una sentenza di colpevolezza.
«Assolutamente no. Ma il fatto che la magistratura non abbia archiviato e deciso di procedere con le indagini significa che, a differenza di quanto ha urlato per mesi il centrosinistra, non siamo affatto davanti a una campagna orchestrata dall’opposizione. Lo ripeto, infondate sono state le accuse in Senato di Padoa-Schioppa. Che ora rischia anche lui».
In che senso?
«Nel senso che l’autorità giudiziaria potrebbe decidere di procedere contro di lui d’ufficio. E poi non escludo che lo stesso Speciale possa denunciarlo per calunnia aggravata».
Secondo lei Visco dovrebbe dimettersi?
«Scajola e Calderoli l’hanno fatto per molto meno, per delle dichiarazioni che avevano sì turbato l’opinione pubblica ma che erano pur sempre dichiarazioni. Qui siamo di fronte a un viceministro che è indagato per comportamenti resi nell’esercizio delle sue funzioni. Correttezza morale e politica dovrebbero indurlo a dimettersi e attendere che la magistratura faccia chiarezza. Invece...».
Invece?
«Dobbiamo anche assistere a comportamenti provocatori come la sua presenza alla cerimonia d’insediamento del successore di Speciale, D’Arrigo».
Però Diliberto dice che «se Berlusconi si fosse dovuto dimettere ogni volta che era indagato, l’avrebbe fatto mille e cinquecento volte»...
«Paragonare l’aggressione giudiziaria subita da Berlusconi al caso Visco mi pare francamente fuori luogo. E comunque lui non è mai stato indagato per fatti inerenti al suo ruolo di presidente del Consiglio».
È possibile che il caso sia nuovamente oggetto di un dibattito in Senato?
«Se in queste ore non ci saranno novità, i capigruppo dell’opposizione si riuniranno e decideranno il da farsi. Certo, ritengo quasi scontata la presentazione di una mozione che inviti il governo a ritirare le deleghe a Visco. Mozione che, vista la sussistenza di un fatto nuovo come l’apertura dell’indagine, è del tutto ammissibile e dovrà poi essere messa ai voti dell’Aula».
Insomma, non crede ci saranno novità, che Visco decida di lasciare motu proprio...
«Penso proprio di no. Il silenzio di tutti i big del centrosinistra lascia intendere che nella maggioranza si vuole tenere la sordina e sperare che passi la bufera.

Ma che il viceministro sia oggettivamente in difficoltà lo dimostra anche il cambio della strategia difensiva, con l’avvocato Calvi che oggi viene a dirci che Visco voleva rimuovere i vertici della Gdf di Milano perché contrastavano in modo insufficiente l’evasione fiscale. Un fatto che contraddice tutti gli studi fatti sulla lotta all’evasione in Lombardia, dove non vi è stato alcun abbassamento della guardia».

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