«Pronto per la missione all’Est» Da maggio il numero uno della filiale italiana guiderà il gruppo di Monaco nei sette principali mercati dell’Europa Centrale e Orientale. Al suo posto Christian Kremer, attuale capo in Russia

«Mi attende un incarico di grande responsabilità che affronto dopo aver avuto la possibilità di guidare un mercato importante e consolidato come quello italiano. Nell’Europa dell’Est ci sono aree in via di sviluppo, mercati ancora lontani rispetto alla situazione italiana e con una complessità gestionale diversa». Andrea Castronovo, dal giugno 2007 al vertice di Bmw Italia dopo aver lavorato, sempre con ruoli di responsabilità, alla Ferrari, sta preparando le valigie. Ad attenderlo, dal prossimo maggio, sarà la carica di presidente di Bmw Group Central Eastern Europe. Il suo posto, nella sede di San Donato Milanese, verrà preso da un tedesco: l’attuale numero uno di Bmw Russia, Christian Kremer, 43 anni. In tre anni, Castronovo ha portato la filiale italiana dapprima al conseguimento del record storico di vetture vendute in un solo anno (101.659 unità nel 2007) e, successivamente, in un momento congiunturale complesso sia dal punto di vista economico che di mercato, a consolidare la posizione nel segmento premium di Bmw e di Mini. La divisione Motorrad in Italia, inoltre, ha rafforzato la leadership di primo mercato d’esportazione al mondo.
Di quanti mercati dovrà occuparsi?
«Sette, Russia esclusa. Ne cito alcuni: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia».
Tutti Paesi dove i costruttori hanno investito in impianti produttivi.
«È vero. Molti produttori stanno spostando verso Est la propria capacità produttiva».
I progetti?
«È presto per parlarne. Eredito una struttura già esistente. Il 50% dei volumi che commercializziamo in questi Paesi è costituita dai modelli X5, X6 e Serie 7. Dunque, un mix molto ricco che testimonia il posizionamento alto del marchio».
Quale sarà la sfida da vincere, allora?
«Quella di mantenere questo posizionamento e di crescere come penetrazione».
Il gruppo intende anche crescere, in questi Paesi, a livello produttivo?
«Domanda da girare ai colleghi della produzione. Di certo è che il gruppo ha cicli di produzione in varie parti del mondo. Esiste una fabbrica nuova a Lipsia realizzata da un grande architetto, come Zaha Hadid».
Perché la scelta è caduta su un italiano?
«Sono di radici italiane, un italiano che ha all’attivo un percorso importante all’estero, prima con lo studio e poi a livello professionale. Ho gestito per altri marchi Paesi come Olanda, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Francia, Portogallo, Svizzera e poi Italia. Ora, con l’Europa Centrale e Orientale, si completa il percorso di una figura italiana, ma con un profilo incentrato profondamente in Europa».
Un altro riconoscimento, inoltre, alle capacità del manager italiano in generale.
«Mi piace leggere la nomina in questo modo».
Lascia l’Italia nel momento in cui il mercato sta per incontrare una nuova crisi.
«Le difficoltà non sono finite. Al mio successore spetterà un compito importante: completare il traghettamento della nostra rete di distribuzione fuori da questo periodo, nonché gettare le basi per una nuova importante crescita».
Soffrono, in Italia, anche le flotte aziendali, settore che per Bmw rappresenta un importante business.


«Speriamo sempre che il governi si occupi concretamente della fiscalità che grava sull’auto aziendale. Più in generale, però, sono preoccupato per il crollo degli ordini e per i 15mila posti a rischio nel settore».
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