"Pronto a sfidare Tonino in tv: dica come sapeva dell’inchiesta"

Il capogruppo del Pdl al Senato chiede un "duello" al leader Idv: "Venga col pupillo e vediamo se riesce a mentire davanti agli italiani. Ma lui fugge pure in Parlamento"

"Pronto a sfidare Tonino in tv: dica come sapeva dell’inchiesta"

Senatore Maurizio Gasparri, ha sfidato a duello Antonio Di Pietro... Sicuro di vincere?
«Certo, lui è un moralista alle vongole, è come il personaggio del film Il moralista con Alberto Sordi dove il protagonista è un burocrate censore, moralista ai limiti dell’assurdo, ma che in realtà è un losco individuo che fa la tratta delle bianche».
Andiamo bene... L’ex pm ha già detto che la citerà in giudizio per diffamazione.
«Non ho mica paura io, è lui che fugge. Vorrei solo che rispondesse all’interrogazione parlamentare che feci negli anni Novanta per chiedere spiegazioni sul trasferimento a Vasto del figlio Cristiano».
Querela in vista, senatore. Tanto lei ha l’immunità parlamentare...
«Ci rinuncio se lui accetta il confronto con me in televisione. Decida pure ora e canale».
Da Santoro le va bene?
«Eh, eh... Oddio, uno meno fazioso no? Vado pure da Santoro se Travaglio fa una scheda delle sue su Di Pietro. Ma deve aver avuto una paresi alla mano destra: non leggo nulla su Di Pietro... Se Travaglio mi chiama scrivo io, sotto dettatura».
Dia un altro vantaggio a Di Pietro: cos’altro gli vuol chiedere?
«Perché a un certo punto Di Pietro non parla più con Mauro Mautone? Prima si chiedono favori e poi silenzio di tomba? Dica al Paese da chi e quando ha saputo dell’indagine in corso».
Ha detto che l’ha saputo dalle agenzie di stampa.
«E ha mentito. Lo ammetta davanti agli italiani».
Ma non può dire che ha avuto una soffiata?
«No, perché è un reato. Anni fa il pm Woodcock mi accusò di aver avvisato una persona indagata».
E come andò a finire?
«Archiviazione, ne uscii pulitissimo. Voglio vedere come ne esce lui. Ma ripeto: io voglio andare in tv con l’ex pm, e vorrei che venisse accompagnato dal figlio».
Di Pietro si difende: «Cristiano non ha commesso nulla di penalmente rilevante».
«Lui ha crocifisso e massacrato gente per molto meno: bastava un ammiccamento... Come al solito due pesi e due misure. Ma ora è in crisi vera, l’ha visto in conferenza stampa?».
No, che è successo?
«Incespicava e commetteva molti più svarioni lessicali del solito, che già è tutto dire. Venga al duello: porterò pure le sue pagelle».
Che c’azzeccano le pagelle? Comunque ci riveli: come sono?
«Per dimostrare chi è... No, non anticipo nulla: le farò vedere in tv».
Però s’è laureato in fretta: 22 esami in 31 mesi e lavorando pure.
«Ho sempre detto che la laurea è vera. Il mistero resta la licenza elementare».
Mastella si lamenta: «Io sono stato massacrato, mentre i Di Pietro...»
«Ha ragione. Che differenza c’è tra la telefonata della moglie di Mastella e il figlio di Di Pietro? Perché la Guzzanti non organizza una bella piazza Navona? Perché Camilleri non fa una bella poesia sui Di Pietro?».
Però Tonino ha detto: «la magistratura indaghi pure».
«Perché spera in una solidarietà di casta: cane non morde cane».
La questione morale sta travolgendo il Pd: fate fatica a non esultare per le inchieste che questa volta colpiscono gli avversari?
«Non c’è nulla da esultare: c’è solo da prendere atto che la diversità morale della sinistra non c’è e non c’è mai stata».
Nemmeno con Berlinguer?
«Macché: il Pci viveva nella melma e nella illegalità con i finanziamenti delle coop rosse e di Mosca».
Riforma della giustizia, che molti auspicano condivisa. Violante ammette: «Dobbiamo toccare il santuario dei giudici», ma nel Pd non lo seguono tutti.
«Il Pd si fa dettare l’agenda dall’ex pm. Ma sa dove nasce questo patto tra Veltroni e Tonino? Dalla tangente Enimont.

Per quel miliardo di lire a Botteghe Oscure Di Pietro non ha mai incastrato nessuno. Tutti non potevano non sapere tranne Occhetto, D’Alema, Veltroni».
E quindi?
«E quindi è arrivato il collegio blindato al Mugello».

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