Proposta choc: «In galera chi suona il clacson dell’auto»

Lo propone un disegno di legge presentato alla Camera dal deputato dell’Udeur, Mauro Fabris: « Pena da due a sei mesi di carcere»

da Roma

Presto il caos nelle città trafficate finirà. Le auto gireranno in silenzio, incolonnate ordinatamente sulle strade. I fari saranno usati il minimo indispensabile. Un sogno? No, quasi una minaccia. E non vi sognate di «sfanalare» all'auto che vi precede o di suonare il clacson se quello davanti non vede il verde: rischiate la galera. Da due a sei mesi.
Tutto vero. Tutto contenuto nero su bianco nell'ultima parte della proposta di legge presentata nei giorni scorsi alla Camera sulle modifiche al codice della strada dal deputato dell'Udeur Mauro Fabris. Otto righe otto, su quella che all'articolo 3 viene definita «guida aggressiva»: «Chiunque metta in atto comportamenti aggressivi di guida, violando le disposizioni sulla distanza di sicurezza, attuando ingiustificate ed improvvise accelerazioni, oppure utilizzando impropriamente i dispositivi di segnalazione sonora o luminosa all'indirizzo delle vetture che precedono… è punito con la reclusione da due a sei mesi». Nientemeno. Una legge che, se applicata alla lettera, rischia di trascinare in prigione non migliaia, ma qualche milione di persone. Già, perché di per sé, l'uso del clacson è ufficialmente consentito in casi di pericolo e in pochi altri. Al limite si incappa in una multa. Ma chissà che succederà domani nel centro di Milano o di Roma, o a Napoli, col traffico in tilt alle ore di punta, con lo spauracchio della galera. Forse la gente urlerà fuori dal finestrino, perché, dovesse suonare, si esporrebbe alle manette. Chissà il terrore degli ansiosi che, appena entrati in macchina, in una manovra azzardata, sfiorino il dispositivo di segnalazione sonora: roba da infarto. Senza contare quanto ci sarà da ridere, per non piangere, davanti al giudice, quando si dovrà discutere se l'accelerazione dell'automobilista imputato di reato, sia giustificata o meno. Con periti che stabiliranno il percorso fatto in maniera più o meno aggressiva, calcoleranno l'esatta distanza di sicurezza mantenuta che so, sull'intasatissima Milano-Venezia, con testimoni che giureranno la verità sull'uso proprio o improprio dei fanali. I tribunali si riempiranno di cause, appelli. E meno male che a proporre questa legge è l'Udeur del ministro Clemente Mastella, l'uomo che ha varato l'indulto anche per svuotare le carceri. Assassini compresi. E ora? Chi glielo dice a Mastella che hanno fatto mettere fuori un omicida per far spazio a quei grandissimi delinquenti che suonano il clacson nel centro cittadino? Per chi, infuriato perché la fidanzata l'ha mollato, dà una sgommata per ripartire? Chi glielo dirà a quel ragazzo deluso, una volta finito dentro, che se l'avesse ammazzata anziché sgommare, se la sarebbe cavata più facilmente? Certo, bontà loro, a sostituzione delle sbarre, quelli dell'Udeur propongono che il giudice possa commutare la pena in un programma di curiosissima «educazione psicologica alla guida» di cui si attendono preziosi docenti, o nell'applicazione di non ben identificate «terapie antiaggressive a cura di istituti specializzati».

In attesa che diventi legge anche la prima parte, quella che riguarda la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti che la proposta vorrebbe paragonare al delitto volontario, con l'introduzione del «dolo eventuale», l'avvocato milanese Domenico Musicco, legale dell'associazione Vittime della Strada, avverte: «L'iniziativa è lodevole. Tuttavia basterebbero 3 mesi certi di carcere e 4 anni di sospensione della patente. Perché, nel passare dal dolo alla volontarietà, c'è il serio rischio che l'assicurazione in caso di incidente mortale non paghi».

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