Ma è proprio vero che il peggio è passato?

Dal 9 di marzo, in tre settimane, la Borsa italiana è salita del 30%. Qualche giorno fa abbiamo appreso che gli ordinativi nell’industria dei beni durevoli a febbraio sono saliti del 3,4% rispetto a un anno fa. Mentre sembra che sia in ripresa la compravendita di case. Si tratta di una serie di dati confortanti, e tutti freschissimi, che fanno ben sperare. E nella stessa direzione si sono espressi, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, i due manager che più di tutti rappresentano questi ultimi 12-18 mesi di crisi: Sergio Marchionne, l’ad di Fiat che ha visto il suo titolo scendere da 24 a 3 euro, ha detto che «il peggio è passato». E Alessandro Profumo, il numero uno di Unicredit, la banca che resta la più esposta agli umori del mercato, ha parlato di «punto di svolta». Ma è proprio vero che il peggio è passato? Il Giornale lo ha chiesto a un imprenditore, un economista, un banchiere e un gestore.

Per capire se e fino a che punto la peggiore crisi del dopoguerra abbia ormai esaurito il proprio potenziale distruttivo. E per verificare quanto sia ancora vissuta sulla pelle delle imprese la stretta creditizia imposta dalle banche.

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