Prosperini tenta il sucidio: era agli arresti domiciliari Ai legali: non ce l'ho fatta

L’ex assessore lombardo ha tentato il suicidio nella sua abitazione di corso Garibaldi. Ricoverato all'ospedale San Carlo. Arrestato a dicembre con l'accusa di corruzione, da poco era ai domiciliari: "Non ce l'ho fatta a farla finita"

Prosperini tenta il sucidio: 
era agli arresti domiciliari 
Ai legali: non ce l'ho fatta

Milano - L’ex assessore regionale allo Sport della Lombardia, Piergianni Prosperini, ha tentato il suicidio nella sua abitazione di corso Garibaldi, a Milano. Intorno alle 8 di stamani si è ferito ai polsi e alle gambe. Lo ha fatto mentre scriveva alcune lettere indirizzate ai suoi familiari. La moglie, in casa in quel momento, si è accorta del gesto del marito e ha subito avvertito il 118. Prosperini è stato trasportato in codice verde al pronto soccorso. Non è ancora chiaro se l’ex amministratore avesse intenzione di togliersi la vita procurandosi lesioni forse con un coltello, un bisturi o un tagliacarte. Sul posto è intervenuta la polizia.

"Non ce l'ho fatta" "Non ce l’ho fatta a farla finita". Sono le parole dette questa mattina dall’ex assessore Pier Gianni Prosperini dopo il tentato suicidi ai suoi avvocati Ettore Traini e Luigi Rossi. Spiegano gli avvocati: "Non è stato un gesto dimostrativo né strumentale, ma una drammatica iniziativa che ha ragioni esclusivamente psicologiche dal momento che Prosperini soffriva la misura degli arresti domiciliari ancora più del carcere". I pm Alfredo Robledo e Paolo Storari si dicono "profondamente dispiaciuti sul piano umano e auguriamo a Prosperini di guarire per recuperare pienamente gli affetti della sua famiglia". I pm hanno dato l’autorizzazione affinché Prosperini possa ricevere l’ospedale San Carlo dov’è ricoverato le visite dei parenti, anche di quelli più larghi, ma precisano "che siano solo parenti, non politici".

Le lettere Nella lettera alla moglie il politico ha chiesto scusa del gesto. In quella indirizzata alla figlia ha parlato del suicidio in generale sostenendo che non è da considerarsi un atto da condannare. Ai magistrati ha parlato della sua vicenda ritenuta da lui stesso "una persecuzione". Le lettere sono state acquisite dalla procura di Milano. In una delle lettere lasciate da Prosperini prima di tentare di suicidarsi il politico ha chiarito di non nutrire sentimenti di rancore nei confronti dei magistrati: "Non li odio". Soprattutto Prosperini nella lettera indirizzata agli inquirenti ha precisato di non aver mai recato un danno alla Regione Lombardia con il suo comportamento.

Il carcere, poi i domiciliari Arrestato lo scorso dicembre per corruzione, turbativa d’asta e truffa in relazione a un presunto giro di tangenti legate alla promozione televisiva del turismo lombardo, lo scorso 17 marzo a Prosperini erano stati concessi gli arresti domiciliari, dopo aver raggiunto un accordo con la Procura per un patteggiamento a due anni e 10 mesi di reclusione e il risarcimento di 150 mila euro.

Basta politica "Adesso torno a casa, mi rimpannuccio, e credo che l’esperienza politica sia terminata, faremo altro, abbiamo molte altre prospettive. Francamente con la politica non sei in mano tua e allora può succedere di tutto", aveva detto, in un’intervista a Telelombardia.

Le accuse Le manette per Prosperini erano scattate il 16 dicembre dello scorso anno insieme al patron del gruppo Profit-Odeon Tv Raimondo Lagostena e il consulente pubblicitario Massimo Saini. Secondo l’accusa, l’ex assessore avrebbe ricevuto una tangente da 230 mila euro per fare aggiudicare al gruppo televisivo di Lagostena un appalto per trasmissioni sul turismo regionale di oltre 7 milioni di euro. Inoltre, al centro delle indagini c’è anche una vicenda di debiti pregressi, maturati da Prosperini con le emittenti Telelombardia e Telecity per circa 200 mila euro, e poi "abbuonati" al politico ricorrendo al sistema di gonfiare le fatturazioni per le trasmissioni in cui era pubblicizzata la Bit 2008 (Borsa internazionale per il turismo). Debiti non riconducibili alla Regione Lombardia, ma pagati dall’ente di cui Prosperini era assessore, quando è finito in carcere. Prosperini è anche indagato a piede libero per corruzione internazionale in uno stralcio dell’inchiesta dei pm Robledo e Storari, poichè avrebbe mediato in una compravendita di pescherecchi col governo eritreo incassando circa 800 mila euro.

L'inchiesta sulle armi Il nome dell’ex assessore regionale compare anche nelle carte dell’inchiesta del procuratore aggiunto Armando Spataro su un traffico d’armi dall’Italia all’Iran. Il giorno prima della scarcerazione era stato arrestato con l’accusa di riciclaggio anche Jonatha Soletti, segretario di Prosperini.

Avrebbe tentato di far sparire 800 mila euro dopo essersi recato in Svizzera in un istituto di credito dove erano depositati i soldi. la procura sta indagando per accertare se la somma di denaro è riconducibile all’ex assessore regionale.

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