Come proteggere il cuore

«L’azione delle statine è fondamentale per combattere il colesterolo», ricorda la professoressa Modena

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Ignazio Mormino

L’avanzata delle patologie cardiovascolari è imponente. Secondo i dati più recenti, in Europa muoiono ogni minuto, per questa causa, otto persone. La mortalità cardiovascolare rappresenta oggi il 50 per cento della mortalità totale. La ricerca (e la cura) dei fattori di rischio è l’unica possibilità di ridurre le dimensioni di questa tragedia.
Un trial internazionale condotto su quindicimila pazienti («Jupiter») ha dimostrato che ai fattori di rischio tradizionali si deve aggiungere il livello ematico della proteina C-reattiva, un marker infiammatorio il cui aumento può favorire l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale. Contro questo fattore di rischio, nello studio Jupiter, è stata impiegata la rosuvastatina, una statina di ultima generazione già sperimentata con risultati molto buoni contro l’eccesso nel sangue di colesterolo Ldl.
Ulteriori dati saranno presentati in settembre, durante il congresso europeo di cardiologia che si terrà a Stoccolma, ma già si sa che l’azione terapeutica della nuova statina si è rivelata molto efficace. Dice la professoressa Maria Grazia Modena, che dirige l’Istituto di cardiologia dell’Università di Modena: «Concordo col professor Paoletti quando afferma che le statine sono state una grande e benefica rivoluzione. La rosuvastatina, in particolare, può essere impiegata a bassi dosaggi, evitando così ogni effetto collaterale e tuttavia garantendo risultati sicuri in nove casi su dieci».
La professoressa Modena ha partecipato, con altri cardiologi di 277 Centri specialistici italiani, allo studio osservazionale «Easy», che ha preso in esame 7.236 pazienti, dei quali 6.500 trattati con statine. Obiettivo fondamentale del trattamento ipolipemizzante è abbassare i livelli di colesterolo cattivo (Ldl). Solo rosuvastatina riesce a dimezzare i livelli di colesterolo Ldl già a una dose molto bassa: 10 milligrammi al giorno.
«Tanto lo studio Easy quando lo studio Jupiter», dice ancora Maria Grazia Modena, suggeriscono un nuovo «razionale» terapeutico per l’utilizzo di questa statina nella prevenzione primaria degli eventi cardiovascolari. È chiaro, infatti, che non possiamo aspettare l’infarto o l’ictus. Dobbiamo fare di tutto per prevenirli. Abbiamo bisogno della collaborazione continua dei medici di base, cui l’esercizio quotidiano della professione permette di «scoprire» in anticipo ogni difetto del cuore. Correggere questi «difetti» significa spesso evitare conclusioni drammatiche».
Nel mondo, le patologie cardiovascolari colpiscono maggiormente il sesso maschile. Le donne rischiano di più, invece, dopo la menopausa.

Tra tutti i fattori di rischio, l’ipertensione resta il più temibile, seguono il diabete, il fumo, l’obesità, l’eccesso di colesterolo Ldl e il marker infiammatorio («proteina C-reattiva») che è alla base dello studio Jupiter. Il problema numero uno resta la diagnosi precoce.

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