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"Per proteggere il settore orafo abbiamo creato un ecosistema"

L'Ad di Ieg Corrado Peraboni: "Il metallo giallo è la cartina di tornasole dei grandi cambiamenti in corso: ora Vicenzaoro è più cruciale che mai"

"Per proteggere il settore orafo abbiamo creato un ecosistema"
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Il prezzo dell'oro ai massimi storici, le tensioni geopolitiche, le inversioni di rotta del mercato. E gli investimenti che continuano a correre, soprattutto per le nuove destinazioni commerciali. Il metallo giallo è diventato la cartina di tornasole dei grandi cambiamenti in corso, a fronte dei quali gli operatori italiani del settore orafo hanno una solida piattaforma a cui fare riferimento: quella realizzata con Vicenzaoro da Italian Exhibition Group (Ieg), il gruppo guidato dall'amministratore delegato Corrado Peraboni. Il prestigioso appuntamento riservato agli operatori della filiera tornerà dal 16 al 20 gennaio 2026 nel quartiere fieristico di Vicenza, aprendo il calendario internazionale del comparto orafo e dell'orologeria.

Peraboni, Vicenzaoro January (Voj) arriva in una fase particolare: che edizione sarà?

"In un contesto geopolitico ed economico complesso, che ha inciso sull'export con una flessione superiore al 15%, l'appuntamento avrà un ruolo ancora più strategico per gli oltre 1.300 brand presenti e per i buyer internazionali chiamati a tracciare nuove rotte globali. Non è un caso che, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di quasi il 20%, risultino in crescita mercati come Emirati Arabi, Svizzera, Paesi Bassi e Germania. Vicenzaoro sarà decisiva nel favorire l'apertura e il consolidamento di nuove opportunità commerciali".

Come lavorate a questo obiettivo?

"All'appuntamento targato Ieg sono attesi visitatori e buyer da 140 Paesi: aiutiamo le aziende dell'intera filiera di settore a conoscere nuovi partner commerciali e a integrare il loro business con nuove produzioni d'eccellenza. Inoltre, abbiamo appena chiuso con successo una fiera dell'oro a Dubai e la prossima estate saremo di nuovo a Singapore. Per integrare nuovi mercati è fondamentale avere una manifestazione italiana con una forte vocazione internazionale, che sia in grado di portare le nostre aziende anche sulle piazze commerciali più lontane".

Chi sono i vostri interlocutori?

"Abbiamo un rapporto molto stretto con gli operatori, con le associazioni del comparto e le istituzioni. Nel maggio scorso, ad Arezzo è stata richiesta la nostra presenza a un incontro con il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, sul tema della sicurezza dei centri di produzione orafa. E siamo accanto alle associazioni di settore quando si parla di modifiche o integrazioni normative. Tutta l'agenda di manifestazioni Jewellery&Fashion di Ieg, diretta da Matteo Farsura, è parte integrante della filiera. Difatti quest'anno il nostro motto recita people, product, places (persone, prodotti, luoghi): abbiamo creato un ecosistema integrato, una vera e propria community".

In questo settore quanto conta l'innovazione?

"È fondamentale, soprattutto in riferimento al costo della materia prima. In Italia oggi riusciamo a costruire un gioiello quasi azzerando gli scarti di produzione. E siamo primi nelle tecnologie di estrazione dell'oro dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quando la produzione tradizionale diventa più sfidante, la capacità di innovare con efficacia fa la differenza: anche per questo Vicenzaoro, grazie allo svolgimento parallelo di T.Gold, manifestazione leader per tecnologie e macchinari per l'oreficeria, è un riferimento".

Dunque, il mercato è ancora vivo.

"Gli investimenti continuano in modo deciso. Nonostante le congiunture globali, il settore è molto solido e solo nei primi cinque mesi dell'anno ha registrato un valore di oltre 5 miliardi di export. Non dimentichiamo poi che il comparto ha alle spalle cinque anni molto floridi. La spirale di crescita ha dato entusiasmo agli investitori e l'auspicio è che l'attuale fase di flessione rappresenti solo un'occasione per ridare fiato ai protagonisti del comparto dopo una corsa lunga e senza sosta. La qualità e gli investimenti sono ancora quelli di prima, per cui permane l'ottimismo".

L'Italia dell'oro può crescere ancora?

"Certo. Ci sono tantissimi margini di miglioramento in termini di diffusione del Made in Italy. Ieg ha infatti deciso di aprire un'edizione a Singapore proprio perché il Sud-Est asiatico è un'area con un fortissimo consumo di oro e di gioielleria. La flessione negli Stati Uniti non deve scoraggiare, soprattutto perché in altri continenti ci sono praterie molto interessanti. Viste le loro dimensioni medio-piccole, tuttavia, le imprese italiane trovano nello strumento fieristico una leva imprescindibile per il presidio dei mercati esteri.

La nostra intuizione, maturata cinque anni fa, di trasformare Ieg in una piattaforma internazionale si è rivelata lungimirante. La nostra è tra le fiere mondiali più importanti del settore ed è la prima in calendario, dunque detta le tendenze".

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