«Protesta inutile e contro le imprese»

RomaLa Cgil sciopera da sola. E l’Italia diventa così il solo Paese in cui parte del sindacato sciopera nel pieno della crisi finanziaria ed economica. Un unicum degno di nota, vero Luigi Angeletti?
«L’idea di uno sciopero contro la crisi - risponde il segretario generale della Uil - è davvero bizzarra. In più, il problema è che, temo, non servirà a nulla. Intanto è chiaro che di fronte a una crisi globale, le risposte non possono essere nazionali; inoltre lo sciopero non avrà influenza su nessuna decisione di politica economica del governo. Oggi, per poter ottenere scelte più incisive, è necessario che le proposte siano concordate fra tutte le parti sociali, sindacati e associazioni imprenditoriali: solo proposte presentate in maniera compatta e con il consenso generale hanno la possibilità di essere accolte».
E così questo sciopero si svuota di significato, almeno sotto il profilo delle proposte.
«Questo è uno sciopero che, oggettivamente, prende di mira le imprese, che già sono in difficoltà. Vuole sapere quale sarà l’unico effetto? La gente perderà un po’ di soldi, perché scioperare costa. Forse si ridurrà un po’ la cassa integrazione... ma questa è una battuta. Lo sciopero non avrà efficacia, procurerà qualche danno aggiuntivo per l’economia».
Nelle dichiarazioni dei vertici della Cgil si nota una sorta di autocompiacimento nella decisione di ballare da soli. Lo sciopero è uno strumento antico? È un complimento, ha replicato il segretario Epifani.
«Che dire? La mia interpretazione, ovviamente di parte, è che nella Cgil c’è chi sogna il sindacato conflittuale: il conflitto è visto non più come strumento, ma come fine. E non si tratta di una frangia minoritaria. Una parte consistente della Cgil non condivide gli equilibri politici ed economici del Paese, e pensa che sia sbagliato fare negoziati, concludere accordi. Il sindacato conflittuale è la controfaccia della sinistra antagonista. Allora, io dico alla Cgil: perché non fate più un accordo? Lasciamo perdere il negoziato con la Confindustria sulla riforma contrattuale, ma non firmano neppure l’intesa con gli artigiani! Loro scioperano da soli, li vorrei vedere firmare un accordo da soli».
Se così stanno le cose, non si tratta più di un sì o un no alle misure anticrisi del governo. Qui c’è una posizione politica precisa.
«La conflittualità permanente è lo specchio di una posizione politica, di una visione del mondo. Non tutta la Cgil è così, ma oggi è questa la parte che prevale e detta la linea. Non faccio interpretazioni azzardate, guardo ai fatti. In questo momento la Cgil non conviene sulle regole delle relazioni industriali, perché non è d’accordo sul fine. Fa un’opposizione sistematica, e non lo nasconde. Vogliamo fare di più per affrontare la crisi? Lo ha detto anche Emma Marcegaglia: la direzione dei provvedimenti governativi è quella giusta, ma bisogna fare di più in termini quantitativi. Ok, mettiamoci d’accordo tutti, imprese e sindacati, per indicare quel che va fatto».
Voi, Uil e Cisl, andrete avanti nelle trattative in corso, a cominciare dalla riforma del sistema contrattuale?
«Noi andremo senz’altro avanti, sia per creare un sistema più moderno di relazioni industriali, sia per concordare insieme misure anticrisi da suggerire al governo.

Se la Cgil non vuole partecipare, non possiamo obbligarla, ma noi non ci fermeremo. Questa settimana ci rivedremo con la Confindustria per chiudere la partita sul modello contrattuale, coinvolgendo il governo».
Ci sarà anche Epifani. Ma converrà sulle conclusioni? Angeletti ha qualche dubbio.

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