Proteste contro lo scuolabus: «In ritardo e salta le fermate»

Istituto di via Correnti, i genitori bocciano il nuovo percorso: «C’è chi non può usarlo perché fuori zona»

Non passerà. E questa non è nemmeno la cosa peggiore. Lo scuolabus del Comune non inizierà le sue corse prima di settimana prossima e salterà pure qualche fermata, lasciando, anche quest’anno, a piedi diversi scolaretti.
Genitori esasperati, mamme che montano in auto, intasando il traffico cittadino, alla faccia dei buoni propositi ecologisti del new deal meneghino, nonni costretti a prendere servizio anzi tempo per portare i nipoti in classe. Ma soprattutto fratellini divisi sulla via della scuola: i maggiori possono usufruire del bus per diritto acquisito, a chi va in prima, invece, non resta che trovare un’alternativa. Questo è il quadro di quanto accade e accadrà all’istituto di via Cesari, zona Niguarda - Bicocca. «Il servizio non comincia mai con il primo giorno di scuola - spiega Adele Annovi, presidente dell’associazione genitori - , ma non è questa la cosa più grave». Ciò che brucia maggiormente sono le regole con cui il Comune ha ridisegnato, dopo 15 anni, i criteri degli aventi diritto al servizio: dallo scorso anno in molti, infatti, si sono trovati «fuori bacino» e hanno perso il posto a bordo: «Un aggiornamento assurdo che, in epoca di liberalizzazioni scolastiche, va un po’ contro corrente», chiosa Annovi. Eppure la nuova mappatura della città ha stabilito che alcuni bambini non hanno più diritto allo scuolabus perché la scuola che hanno scelto è fuori bacino, cioè in teoria ne esisterebbe un’altra di pertinenza più vicina. Poi non importa se è degradata o malfamata. Palazzo Marino ha ribadito di garantire il diritto allo studio, ma che lo scuolabus non è un sistema di trasporto legato ad una scuola né una misura anti smog, infatti è uno strumento erogato dall’assessorato alla Famiglia. Già, una famiglia che però così rischia di spaccarsi: Carmela Di Muzio ha una figlia in terza elementare e un bimbo «matricola» in prima, ma sul bus ha diritto ad un solo posto, per la figlia: «Userò l’auto per il bimbo, nella speranza di una deroga futura ma se nell’attesa, decidessi di accompagnare anche la grande in macchina, col tempo lei perderebbe il posto. Sono disperata». Al danno, poi, si aggiunge la beffa perché, in molti casi, i bus di Atm girano con alcuni posti vuoti: andò così lo scorso anno fino a quando i genitori, fra proteste e petizioni, non ottennero un reintegro, almeno per i fratellini «divisi». Dagli uffici di via Porpora, però, furono perentori: per il prossimo anno niente deroghe, pubblicheremo le mappe di bacino sul web così potrete controllare se avete diritto o meno al servizio.
A tutt’oggi di quelle mappe sul sito non c’è traccia. Ai genitori non è rimasto che inoltrare la domanda e sperare. Oppure ascoltare una risposta come quella che è toccata a Maria Concetta Terruzzi, un figlio in quinta ed uno esordiente: «Ho fatto presente la situazione, ma mi hanno detto che avere due figli nella stessa scuola non era una condizione sufficiente per ottenere il servizio!». Quest’anno appiedati, oltre agli alunni di prima fuori bacino, ci sono anche quelli che lo scorso anno furono «graziati» e re integrati, dopo le proteste.
La situazione non riguarda solo l’istituto Cesari: lo scorso anno a restare a piedi furono una trentina di bambini.

Quest’anno si sta ancora facendo la conta. Da Via Porpora Alberto Ferrari, direttore del settore, prova a calmare i toni: «Non vogliamo creare incubi, cominceremo a vagliare l’ipotesi di reintegrare almeno chi proverà di avere davvero bisogno del servizio».

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