Cronaca locale

La Protezione civile: «Siamo nel mirino dei rom»

Tredici roulotte andate a fuoco, due danneggiate. Nessun ferito, perché erano vuote, ma è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Sono più di venti quelle completamente distrutte in questi ultimi mesi: saccheggiate, vandalizzate.
Il «campo di battaglia» è il centro polifunzionale della Protezione civile di via Barzaghi, a pochi metri dal campo rom di Triboniano. Le separa solo un’area di stoccaggio di container, proprietà di una ditta di logistica. Il centro - accanto al Cimitero maggiore - dovrebbe servire da area di esercitazione ma anche di accoglienza, in caso di emergenza. Un po’ come all’Aquila. La prima di un sistema d’emergenza per la popolazione milanese. Dovrebbe, perché qualcuno non è d’accordo, e non perde occasione per farlo capire. La Protezione civile non ha pace: incendi, devastazioni, vandalismi. Attrezzature, roulotte e container sono stati completamente distrutti. Gli uomini della Protezione civile che si occupano di quei 36mila metri quadrati in via Barzaghi 14 non hanno molti dubbi: «I nomadi entrano ogni due o tre giorni e fanno razzia. Qui serve un muro, non ne possiamo più. Ogni volta tiriamo su la rete, e ogni volta loro la tagliano, passano indisturbati e portano via tutto».
Ieri pomeriggio intorno alle 16 sono state segnalate le fiamme ai vigili del fuoco. Prima è stato udito un botto, che proverebbe l’origine dolosa del rogo. Dentro non c’era nessuno. Sono intervenuti pompieri e forze dell’ordine. In poco tempo le fiamme sono state domate.
Sono in corso delle indagini, ma gli uomini della Protezione civile sanno che non sarà l’ultimo episodio: «Poco tempo fa - raccontano - hanno rubato anche i tiranti di un tendone. L’acqua e il vento hanno fatto il resto: il tendone si è accartocciato su se stesso».
Stavolta è toccato alle roulotte. Ora praticamente non ce n’è più neanche una utilizzabile. «La cosa incredibile è che quelle roulotte erano state assegnate a delle famiglie nomadi, e molte erano pronte per una nuova assegnazione, le stavamo solo mettendo a punto». La Protezione civile in questi casi esegue le decisioni del settore Servizi sociali del Comune. Mette a punto le roulotte e i container con gli impianti elettrici e l’acqua.
Quelle bruciate erano state sottratte a qualche nucleo forse espulso dal campo. Alcune erano destinate alla demolizione, la gran parte ad altre famiglie. E allora, che senso ha? «E chi lo capisce come ragionano - allargano le braccia gli agenti della Protezione civile - forse è qualcuno del clan che se l’è viste togliere, forse sono questioni etniche, o diatribe interne. Oppure vogliono semplicemente che ce ne andiamo».
Proprio all’interno dell’area, sulla destra, c’è un container adibito da A2A a sala di comando del centro. Meglio sarebbe dire c’era. Anche lì, sono entrati e hanno portato via impianti, fili, rame, comandi. Anche la benzina. I vetri sono stati spaccati, come le serrature. L’area comunale è devastata. «E pensare che questi sono i rom del campo modello - osservano gli uomini della Protezione civile - certo questa situazione è scoraggiante. Diventa difficile lavorare in queste condizioni. Ci serve un muro. Ma non prefabbricato come quello di via Barzaghi, quello con i pezzi a incastro. Riescono a scalzarli quelli.

Serve di cemento armato».

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