PROVA GENERALE DI CRISI

Un voto, un solo voto di maggioranza, per di più grazie al contributo determinante dei senatori a vita Andreotti e Colombo, è il viatico della stretta politica e parlamentare in cui si trova l'Unione. Romano Prodi può reagire in due modi. Conservare la propria «tranquillità» e sentirsi soddisfatto per la gratificazione riconosciuta a Clemente Mastella con cui ha evitato la crisi. E dunque tirare un sospiro di sollievo. Oppure cominciare a preoccuparsi sul serio, a vedere in quel che è accaduto ieri una «prova tecnica di crisi», come è stata definita. Già perché a pronosticare la caduta del governo non c'è solo Silvio Berlusconi con le sue profezie. C'è un clima generale, grazie al quale per i giornali e per l'opinione pubblica (almeno per la sua gran parte) il governo sta ormai solo sopravvivendo a se stesso, alle sue lacerazioni e alla sua paralisi.
Questa agonia dell'Unione è un episodio inedito nella storia della democrazia italiana. Non c'è una scelta, non c'è un problema, non c'è un dilemma su cui gli alleati non litighino, spesso anche a male parole. Non c'è un solo segnale di risalita nella considerazione degli italiani. Non passa giorno senza che almeno un esponente della maggioranza non riconosca che la storia iniziata nell'aprile del 2006 è ormai al termine. C'è la fuga quotidiana dei giornali che avevano investito sul centrosinistra. C'è la preparazione del lontano futuro, del Pd veltroniano e della «cosa rossa». Ma la spina non viene staccata, un po' perché quanto più passa il tempo tanto più nel dopo ci sono solo le elezioni anticipate e un po' perché non piace a nessuno correre il rischio (o la certezza) di tornare all'opposizione.
Dunque si tratta solo di una scommessa. Ieri, il governo si è salvato per un voto e si trattava dell'inizio della discussione sul collegato alla Finanziaria, cioè un preliminare. Nessuno sa cosa potrà accadere quando si entrerà nel merito delle singole scelte. Se la storia delle leggi di Bilancio è farcita di correzioni, di pronunciamenti a sorpresa delle Camere, anche di stravolgimenti delle scelte dei governi, quest'anno l'impresa si preannuncia quasi impossibile. Alle difficoltà strutturali si aggiunge, appunto, il clima dell'esaurimento progressivo del prodismo, eletto ad «arte di governo».

In altre parole il clima di fine stagione. L'immagine dell'Unione è quella dello stabilimento balneare in cui, partiti gli ultimi villeggianti e accorciatesi le giornate, si smantellano le cabine e si tirano in secco i pedalò.

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