Prova di maturità dei laureandi: raddoppiati i «prestiti d’onore»

Sempre più studenti ricorrono al fondo per iscriversi a master e corsi all’estero

Allo studente è chiesta una sola garanzia: restare al passo con gli esami. Dopo la laurea avrà un anno di tempo per trovare lavoro, poi inizierà a restituire il denaro. E se qualcosa andrà storto, ad aiutarlo sarà la sua università.
Funziona così il prestito d’onore, una tradizione dei Paesi anglosassoni «importata» in città e in Italia nel 2003 grazie all’accordo tra il Politecnici di Milano, Torino e Bari e BancaIntesa. Da allora, nei cinque atenei cittadini che hanno stretto la convenzione con la banca, i prestiti concessi sono quasi raddoppiati, passando dai 255 del primo anno ai 400-450 (stima la banca) del 2005-2006. E a richiederli non sono solo gli studenti chi arrivano da famiglie con redditi bassi. «C’è il ragazzo bravo che vuole rendersi autonomo dai genitori e l’ex studente-lavoratore che vuole recuperare il tempo perso - racconta Giuseppe Catalano, docente di Economia pubblica al Politecnico e responsabile dei Servizi per gli studenti -. Ma il prestito serve anche a pagare un periodo di studio all’estero o integrare la borsa di studio».
Per ottenerlo serve il via libera dell'ateneo, garante in caso di mancata restituzione. Poi entra in gioco la banca, che dà il denaro al giovane. «Non volevamo che succedesse come negli Usa, dove gli studenti si indebitano troppo e non ce la fanno a restituire il prestito - spiega Marco Morganti, responsabile dei Progetti sociali di BancaIntesa -. Per questo abbiamo fissato dei tetti: 5mila euro l’anno per chi frequenta la laurea triennale, 10mila per chi è iscritto alla Bocconi, dove le rette sono più alte. Gli studenti inizieranno a restituire il prestito un anno dopo aver terminato gli studi. Lo faranno in otto anni, con rate mensili». L’esperto abbozza una stima: l’universitario che ha chiesto e speso 5mila euro pagherà 70 euro al mese, se ne ha avuti 10mila la rata sarà di 140, chi ne ha avuto 15mila pagherà 210 euro al mese. «La cosa migliore è restare sotto i 150 euro al mese - riprende il docente del Politecnico -. Lo studente può spendere il denaro del prestito come vuole. Se non lo consuma tutto, restituirà alla banca la parte risparmiata e avrà così una rata più leggera». Il Politecnico lancerà nei prossimi giorni una campagna di informazione sul prestito d’onore. «Vogliamo spiegarlo meglio ai giovani - aggiunge il docente -. Aumenteremo il numero di assegni per gli studenti bravi che l’hanno contratto: con questo denaro ridurranno l’indebitamento con la banca».
Ma come si ottiene il prestito? Per gli iscritti alla laurea triennale si guarda al numero di esami sostenuti. Per specialistica, master, dottorato di ricerca e scuole di specializzazione basta invece l’iscrizione. Unico è invece il criterio per continuare ad aver diritto al prestito. «Si deve restare al passo con gli esami», spiega il docente.

«Non contano i 30, ma arrivare nei tempi giusti alla laurea - aggiunge Morganti -. Tra i primi 400 studenti che l’hanno ottenuto nessuno ha rallentato il ritmo di studio. Segno che il prestito è un incentivo a concludere bene e in fretta l’università».

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