La prova più difficile dello show rosa: il business

Il Giro sta entrando nel vivo, ma già si sta giocando un'altra partita, molto delicata, che può condizionare il futuro della «corsa rosa». Quest’anno scade l’intesa tra Rcs Sport e la tivù di Stato. Ad oggi la Rai si era assicurata la più popolare corsa italiana sborsando una cifra pari a 9 milioni di euro all’anno. Ci sono già stati diversi incontri interlocutori, ma le parti sono attualmente molto distanti. Prima offerta, 2 milioni. Rcs si sta guardando attorno, la Rai attende.
Come sono soliti dire gli uomini di Rcs Sport, «Il Giro d’Italia è un evento nazionale di risonanza internazionale». Difatti, anche quest’anno si è partiti dall’estero (decima volta, in 95 edizioni), e si sta lavorando alacremente per una nuova «gran depart» da Dublino per il 2014 (il prossimo anno in pole-position c’è Napoli).
Il Giro ha un potenziale televisivo di 800 milioni di spettatori, mentre sul piano «locale» viaggiamo sui 12 milioni (compresi 2 milioni di bambini). Per ospitare una partenza o un arrivo di tappa, i comuni, le province o le regioni sono pronte a spendere mediamente 100 mila euro per una partenza o per un arrivo. «L’indotto della manifestazione nelle località interessate è di circa 110 milioni di euro, di cui 34 nel breve periodo (legati più che altro ai turisti “di un giorno” e alla presenza delle 1.800 persone che compongono la carovana rosa) e 76 a medio e lungo termine», ha spiegato Giacomo Catano, amministratore delegato di Rcs Sport, rifacendosi ad una fresca indagine di Nielsen.
Ma il Giro d’Italia non è solo un fatto sportivo, è forse soprattutto un «motore di aggregazione, un catalizzatore di energie», come ha spiegato Dino Ruta, docente della Sda Bocconi e condirettore della Sport Business Academy, poco prima del Giro. Tanto è vero che Chiara Bisconti, assessore allo sport e al tempo libero del Comune di Milano, ha annunciato da tempo che per il 27 maggio, in occasione della tappa finale del Giro, la città vivrà una giornata senz’auto. Un vero omaggio alla bicicletta.
E poi c’è il turismo.

Forse c’è soprattutto il turismo, come tiene a precisare Maurizio Rossini, di Trentino Spa. «L’Italia è conosciutissima all’estero per tante cose, ma non per le sue montagne. Bene, il Giro ci aiuta a far conoscere anche queste».

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