Un incontro segreto alla Mecca, con la benedizione del sovrano saudita, le aperture del presidente afghano Hamid Karzai e le pressioni delle Nazioni Unite sono i segnali delle prove di pace con i talebani. La televisione americana Cnn ha lanciato ieri la notizia di un incontro storico fra rappresentanti talebani e funzionari del governo afghano alla Mecca, il luogo santo dellIslam. Un primo giro di colloqui, che sarebbe stato organizzato dal 24 al 27 settembre grazie alla casa reale saudita. Attorno al tavolo si è seduto anche un personaggio molto vicino al signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. I tagliagole di Hekmatyar hanno rivendicato la strage di fine agosto di 10 paracadutisti francesi a sud est di Kabul. Alla fine tutte le parti coinvolte nel minivertice hanno concordato sulla possibilità di giungere a una soluzione della crisi afghana solo tramite negoziati.
I talebani duri e puri smentiscono lincontro. Il loro portavoce, Qari Mohammad Yousuf, ha ribadito che «non ci saranno negoziati fino a quando tutte le truppe straniere non si ritireranno dallAfghanistan». Lufficio di Karzai ha messo in dubbio che siano state aperte vere e proprie trattative, pur ammettendo che il presidente afghano ha chiesto la mediazione della monarchia saudita. La scorsa settimana Karzai aveva sventolato il ramoscello dulivo rivolgendosi direttamente al mullah Mohammed Omar. Il capo dei talebani aveva respinto lofferta di pace.
La verità è che negli stessi giorni della fine del ramadan lex ambasciatore talebano in Pakistan, mullah Haji Abdul Salam Zaef, era alla Mecca su invito del re saudita Abdullah. Dopo aver passato tre anni e mezzo a Guantanamo, oggi è libero di muoversi nella capitale afghana, ma per espatriare ha bisogno di unautorizzazione governativa. Zaef ha tuttavia chiarito «che non ci sono stati colloqui che possano essere interpretati come negoziati di pace». Però è un primo passo per sciogliere il ghiaccio, come viene ripetutamente auspicato dalle Nazioni Unite. Proprio ieri il rappresentante dellOnu a Kabul, Kai Eide, ha ribadito che «cè bisogno di maggiore energia politica» più che un aumento di truppe.
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