Prove di ribaltone, la prima alleanza Pd-Fli-Udc

In Sicilia il governatore Lombardo è pronto all’ennesimo rimpasto: "Ho parlato con Fini e i centristi, sono interessati a entrare in giunta". Occhi puntati sul mega inciucio: l’isola potrebbe fare da laboratorio nazionale per il terzo polo. Nell'Udc "democratica" scattano le purghe

Prove di ribaltone, la prima alleanza Pd-Fli-Udc

Roma - Prove tecniche di ribaltone. Come sempre la Sicilia è teatro di inciuci, alchimie e matasse difficili da decifrare e spiegare. Così è (se vi pare). A tenere le redini dell’isola oggi è Raffaele Lombardo, ex Dc, ex braccio destro di Calogero Mannino, ex Ccd, ex presidente della Provincia di Catania, ex Udc e attuale leader dell’Mpa. Alleato del Pdl alle Politiche del 2008 fa il botto: otto deputati e due senatori (ora, a causa del via vai parlamentare ha cinque deputati e tre senatori, ndr). Ma è soprattutto come candidato governatore, dopo il regno Cuffaro (Udc), che Lombardo fa il pieno: con il 65 per cento delle preferenze straccia la concorrente di peso del Pd, Anna Finocchiaro. Ma la Sicilia è la Sicilia: intrighi, lotte di potere, sgarri, beghe intestine. Un anno dopo il suo insediamento Lombardo azzera la giunta, rimescola le carte, spariglia sul terreno delicatissimo e preziosissimo di sanità e rifiuti. Insomma, soldi, una montagna di soldi. E potere. Il rimpasto lombardiano di fatto sacrifica l’Udc: fuori dalla giunta i centristi, guidati dal potentissimo Saverio Romano, il «ribelle» della linea Casini.

Ma se la Sicilia contamina Roma, anche Roma contamina la Sicilia. Così, mentre cresce la ruggine tra Fini e Berlusconi, nell’isola si anticipano gli strappi: il partito di Lombardo entra in rotta di collisione con il Pdl e, complice Gianfranco Micciché e un drappello di finiani, dà vita alla scissione del Pdl-Sicilia. Da una parte i lealisti (Alfano-Schifani), dall’altra i frondisti (Miccichè). Tra correnti, cordate, accordi e lotte di potere, il guazzazbuglio siculo diventa matassa quasi inestricabile. In giunta i filoberlusconiani vengono segati mentre Lombardo inizia a guardare al centro e alla sinistra. Il suo nuovo governo (il terzo) ha l’appoggio di Mpa, Pdl-Sicilia e Api di Rutelli. E pure il Pd si dichiara disponibile visto che in giunta irrompono pure tre uomini di area Pd. Insomma, un pastrocchio. Ma il disegno è quello di farlo diventare ancora più grande.
Nell’isola infatti sono in corso prove di inciucissimo tra Mpa, Fli, Pd e Udc. Tutto sulla testa degli elettori. «Questa mattina ho incontrato Fini e l’Udc. Sono interessati a continuare, nel primo caso, e a riprendere, nel secondo caso, un’esperienza all’interno del governo regionale. Sono disponibili ad entrare», gongolava ieri il governatore Lombardo. Il quale è però stato frenato. Dai finiani per bocca di Pippo Scalia: «Al momento non persistono le condizioni per procedere ad una nuova composizione del governo regionale».

Tradotto: quali poltrone ci spettano? Si mormora che premano per piazzarne due: Nino Strano e Gianmaria Sparma. E dagli udiccini, almeno quelli che in Sicilia contano davvero: Mannino, Cuffaro e Romano. I cosiddetti «ribelli», quelli orientati, a Roma, a dare l’appoggio a Berlusconi. «L’onorevole Lombardo sia più preciso nelle sue comunicazioni poiché ad oggi l’Udc in Sicilia è rappresentata dal sottoscritto - ha detto piccatissimo Romano - e io non lo ho incontrato». Ma allora che gioco sta facendo Casini? In Transatlantico si mormora che il leader dell’Udc potrebbe arrivare allo strappo con il «dissidente» Romano proprio per il caso Sicilia. Certo, perderebbe i cinque filo-berlusconiani ma potrebbe soppiantarli proprio con i cinque parlamentari di Lombardo in una sorta di «partito della Nazione». E poi il Pd. Perché Lombardo ammicca così tanto a Bersani? Altre voci di corridoio: visti i suoi guai giudiziari (il governatore sarebbe indagato a Catania), a Lombardo farebbero comodo delle liaison con chi, storicamente, è vicino alle procure. Un inciucio, quello siculo, che vede contrario Leoluca Orlando (Idv): «Ci opporremo duramente perché così si massacrano gli elettori di centrosinistra»; ma ha anche lo strano effetto di ricompattare il Pdl. Miccichè, infatti, vorrebbe mettere i bastoni tra le ruote del Lombardo IV: «La gente chiede lavoro, non un rimpasto».

Insomma, una miscela esplosiva tra Pd, Udc, Fli e Lombardo? Possibile. Anche perché non è passato inosservato il prossimo appuntamento del 25 settembre a Pollica, dove Fini sarà sul palco assieme a Veltroni e Saviano per parlare di legalità. E forse di prossime manovre.

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