La province rosse dicono no alla monnezza di Bassolino

Il Pirellone, in campo per aiutare la Campania, riceve rifiuti. I sindaci di sinistra dell’hinterland contro l’idea del nuovo termovalorizzatore

Le province «rosse» lombarde sono «indisponibili» ad accogliere i rifiuti della Campania. Lo rivela Roberto Formigoni: «Non abbiamo solo verificato la disponibilità dei gestori dei dodici termovalorizzatori attivi in Lombardia. Anche gli assessori competenti di tutte le Province sono stati contattati e anch’essi ci hanno dato analoga risposta».
Dunque, le amministrazioni provinciali di Cremona, Lecco, Lodi, Mantova e Milano - che sono guidate dal centrosinistra - hanno fatto sapere che è «impraticabile» una collocazione nei loro territori dei rifiuti campani. Ma il presidente della Lombardia non demorde, pur rimarcando che il «no» è «dal punto di vista tecnico»: «Continuo a lavorare per vedere se è possibile creare una situazione diversa. Si tratta di scovare spazi per un intervento certamente piccolo ma urgente per dare sollievo alla situazione della Campania».
Lo «spazio per un intervento» potrebbe, forse, essere quel residuo nella capacità di smaltimento (circa 7000 tonnellate al giorno) dei termovalorizzatori lombardi: capacità residua che, chiosa l’assessore Massimo Buscemi, «viene utilizzata, in un accordo di mutuo soccorso tra le Province, nei casi di fermo impianti per manutenzione, che al momento è però in atto».
E mentre Ignazio La Russa, capogruppo alla Camera di An, trova «giusto che Formigoni stia valutando come contribuire per risolvere la grave situazione campana», la Lega avverte che non ci sta. «L’immondizia di Napoli non varcherà mai i confini lombardi» fa sapere il deputato Paolo Grimoldi: «Gli appelli alla responsabilità collettiva non appartengono agli Stati civili dove chi sbaglia paga, a cominciare da Antonio Bassolino che Prodi tenta, invece, di coprire politicamente con questi appelli». Decisione politica che Davide Boni, capo delegazione della Lega in Regione, violerebbe «ad una condizione»: «Il riconoscimento della piena autonomia alle Regioni del Nord. La nostra indipendenza come base da cui partire per iniziare le trattative».
Intanto Palazzo Marino esorta la Provincia di Milano a «costruire un nuovo termovalorizzatore», alla luce delle previsioni 2008-2011 sui rifiuti: Milano dovrà affrontare un aumento della quantità da smaltire in almeno 500 tonnellate all’anno. L’assessore Maurizio Cadeo plaude dunque alla disponibilità del presidente provinciale Filippo Penati e «esclude l’ampliamento degli impianti esistenti, ad esempio Silla 2» ipotizzato da Palazzo Isimbardi. «Per soddisfare la richiesta dovrebbe essere almeno raddoppiato e questo comporterebbe notevoli problemi di carattere logistico». E dà, quindi, Cadeo, un’indicazione precisa: «Il nuovo impianto deve essere posizionato dove sia minimo l’impatto del traffico, cercando di ridurre la distanza tra i punti di raccolta e l’impianto». Che tradotto, mappa alla mano delle strutture esistenti, significa un’area in territorio di Milano ma nell’ambito del Parco Sud.
Soluzione sgradita ai sindaci di Opera, Rozzano e Locate Triulzi: «Nel piano rifiuti della Provincia non è previsto alcun impianto nel Parco Sud. Il problema rifiuti è troppo serio per strumentalizzarlo politicamente».

Tesi sostenuta pure da Penati che, però, si trova alle prese con una maggioranza che spara a zero sulla sua apertura a un nuovo inceneritore. A soccorrerlo c’è, comunque, ancora una volta, «responsabilmente», il centrodestra.
(ha collaborato Fabio Brocchetti)

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