Roma - Le uniche proteste sono quelle di chi rischia di rimanere escluso. Ad esempio i due comuni di Venezia e Bari, che potrebbero vedersi preclusa la possibilità di costituire la città metropolitana, cioè l’ente che dovrà gestire i centri urbani più grandi. La soglia posta dallo schema di decreto legislativo reso noto ieri è a 350mila abitanti e i due capoluoghi di regione si trovano un po’ sotto, anche se il ministro agli Affari regionali Raffaele Fitto ha garantito che nessuna delle nove città individuate già da anni sarà esclusa. Anche Leonardo Domenici, presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, individua nelle città metropolitane l’unico punto critico. Arrabbiati i sindaci delle due città, entrambi esponenti del Partito democratico: quello di Bari Michele Emiliano (noi esclusi? «Dovranno passare sul mio corpo») e Massimo Cacciari («un’idiozia stabilire la soglia con il numero degli abitanti»). Per il resto il ministro alla Semplificazione Roberto Calderoli sembra essere riuscito nel miracolo di avere accontentato tutti. Ad esempio i Comuni, che faranno proprie tutte le entrate fiscali legate al mattone. Una promessa che lo stesso leghista aveva fatto pochi giorni fa e che il disegno di legge conferma. Sarà un tributo federale che ingloberà anche delle imposte da sempre statali come quelle sui passaggi di proprietà degli immobili. I sindaci potranno poi decidere se mettere delle «tasse di scopo», finalizzate, ad esempio, alla realizzazione di infrastrutture. Oppure tasse di soggiorno per quelle città che sopportano grossi flussi di visitatori e che devono quindi garantire servizi anche a chi non è residente. Misura apprezzata dai Comuni che chiedono comunque tempi veloci per il decreto attuativo. Trovato un compromesso anche con le Province. Ieri il presidente dell’Upi (unione delle province italiane) Fabio Melilli ha incontrato Calderoli, che gli ha garantito gli introiti della tassa di circolazione e della accisa sui carburanti. Alle Regioni andrà invece l’Iva sui consumi. Una parte di questa servirà a finanziare il fondo perequativo, quello cioè che serve a trasferire fondi alle Regioni più povere, quelle con minore capacità fiscale. Resta da definire la questione dell’Irpef, cioè la principale imposta sulle persone fisiche, che potrebbe essere regionalizzata per una parte consistente. Una soluzione che trova però diversi oppositori anche dentro il governo. In ogni caso la bozza Calderoli convince anche i governatori della sinistra. La presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, ha rilevato nel testo «molte delle osservazioni fatte dalle Regioni. Mi sembra quindi che siamo sulla strada giusta per arrivare a una soluzione positiva». L’importante, secondo Bresso, è che adesso il governo non modifichi le aliquote delle imposte che poi potrebbero diventare regionali. Toccherà ai governatori decidere dove mettere l’asticella. «Starà a noi utilizzarle al meglio per fornire buoni servizi, magari ridurre il fabbisogno e abbassare le tasse». Entusiasta il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti. In particolare l’esponente del Pd esprime «grande soddisfazione» per l’istituzione della città metropolitana per Roma. Si tratta di «una svolta storica, anche perché da due enti si passa ad uno. È un’operazione di risparmio e trasparenza». Tra le poche voci critiche, quelle degli operatori turistici che dietro la tassa di scopo vedono la reintroduzione della tassa di soggiorno soppressa nel 1989.
Il rischio, ha protestato il Presidente della Federalberghi e di Confturismo-Confcommercio Bernabò Bocca, è un «danno alla nostra economia turistica già pesantemente penalizzata da una congiuntura internazionale simile a quella del dopoguerra. Non sono simili balzelli a modernizzare l’Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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