Provincia, una biblioteca pregiata ma «fantasma»

Antonio Venditti

Non c’è che dire: il portale della Provincia di Roma nel settore riservato alla cultura presenta una vasta gamma di servizi. Dai restauri si passa agli eventi culturali, ai sistemi integrati, ai musei, agli archivi storici, alle biblioteche dell’hinterland. Dulcis in fundo la pagina dedicata alla Biblioteca provinciale, con annotazioni che mettono subito in mostra il suo valore storico: è nata nel 1912 all’interno del cinquecentesco Palazzo Valentini. Il suo patrimonio bibliografico fu incrementato da «insigni studiosi romanisti Giuseppe Ceccarelli (Ceccarius) e Vincenzo Federici, consiglieri provinciali e da Carlo Galassi Paluzzi fondatore dell’Istituto di Studi Romani». Insomma, un punto di riferimento culturale di primaria importanza per studiosi e studenti, ricco di oltre ventimila volumi, tra cui guide di Roma del ’500 e del ’600, pregevoli collezioni di stampe, con una vocazione specialistica per la storia e le tradizioni dei 120 Comuni della provincia romana. Ma quando si cerca di avere qualche notizia sulle modalità di fruizione della Biblioteca, ecco la prima sorpresa: occorre recarsi non più a Palazzo Valentini, ma nell’edificio sopravvissuto della Villa Altieri, in viale Manzoni 47, sede di un istituto scolastico. Qui si trova da oltre un anno, però chiusa al pubblico per la mancata ristrutturazione dei locali, di cui nemmeno si riesce a conoscere la programmazione. Persino gli impiegati - la maggior parte laureati e con professionalità specifica - si sentono interdetti, hanno l’impressione di essere pesci fuor d’acqua. Amano il loro lavoro, vorrebbero tornare a un contatto con il pubblico, ma non sanno proprio quando sarà possibile: manca persino la sala di lettura, perciò i tempi di apertura si prospettano abbastanza lunghi. «Un personale - sottolinea il consigliere provinciale Danilo Amelina (Pdl) - soggiogato da chi ha in mano la gestione del potere. Un diritto dei lavoratori è anche quello di realizzarsi nell’espletamento della propria attività».
Il trasloco è stato voluto da Enrico Gasbarra, per merito del quale la Biblioteca Provinciale, prima del suo trasferimento, per ben tre anni è rimasta interdetta alla pubblica fruizione per far poi posto, senza alcuna necessità, alle riunioni della Giunta, da sempre svolte in una sala del secondo piano di Palazzo Valentini. Eppure fin dal 2002 la Giunta di centrodestra guidata da Silvano Moffa aveva programmato razionalmente il suo trasferimento nel settecentesco edificio di via dei Prefetti, di proprietà della Provincia, definitivamente ristrutturato nel 2006 dove, al centro di Roma, avrebbe potuto svolgere meglio la sua attività di promozione del patrimonio storico del territorio provinciale. Il piano predisposto organicamente avrebbe messo a disposizione della Biblioteca una superficie di 1823 mq, di cui 548 da adibire a deposito libri, 645, al piano terreno per la sala di lettura, mentre gli uffici avrebbero occupato 630 mq del piano ammezzato. «È inammissibile che in occasione del 138° anniversario della nascita della Provincia di Roma, la Biblioteca storica di Palazzo Valentini non sia fruibile dai cittadini, perché trasferita immotivatamente in una sede decentrata e niente affatto predisposta a tale scopo - tuona Andrea Simonelli, presidente del Gruppo Pdl -. Su questo problema, che lede il prestigio dell’ente e costituisce un ostacolo ingiustificato alla divulgazione della cultura, mi farò promotore di un urgente ordine del giorno in consiglio, perché ritengo dovere del presidente della giunta adoperarsi per individuare una sede centrale, adatta per l’immediata utilizzazione della Biblioteca».

Per Amelina «la Provincia proiettata nel futuro non può dimenticare la sua storia, fatta anche di monografie e di testi importanti. Bisogna subito riportare la Biblioteca nella sua sede originaria, a Palazzo Valentini».

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