Provincia, fine di un’era: Repetto si «licenzia» e torna nella sua banca

I gettoni di presenza degli indagati del Pd, i consiglieri Vito Vattuone e Maria Angela Millanta. Quello dell'altro consigliere Pd, Giorgio Di Tullio, non indagato, ma al centro dell’attenzione nella più recente storia dell'acquisto «sottocosto» di un immobile del Collegio San Giovanni: «Il mio avvocato mi ha suggerito di non fare dichiarazioni alla stampa». Il canto del cigno di Alessandro Repetto, numero uno della maggioranza di centrosinistra - da Udc a Rifondazione - con la commozione e con il ciglio umido, dopo dieci anni alla guida dell'ente. L'invocazione alla Madonna della Guardia. Le espressioni di stima da parte dell'opposizione. Quelle meno formali del capogruppo Pd Gabriele Gronda: «Siamo abituati al suo modo burbero ed egoista, ma non per fare affari personali. Piuttosto, proprio di chi deve decidere ed assumere decisioni importanti per il bene della collettività e dell'ente». Sono le 12,40 di ieri. A Palazzo Spinola il decennio di potere finisce tra applausi e strette di mano (meno quelli del capogruppo arancione Massimo Pernigotti): «In tempi di antipolitica spero di essere ricordato come un galantuomo della politica. Il mio cammino è sempre stato intrapreso come servizio per i cittadini e per Genova». Il presidente lascia, ma non dà definitivamente l'addio alla scena pubblica perché ad attenderlo, tra una settimana, non ci sarà l'oratorio, ma la poltrona nel Cda di Banca Carige (dove fu direttore centrale). Dimissioni irrevocabili. Tra le sei province che si dovevano rinnovare e non si rinnoveranno con elezioni dirette per decisione del governo Monti, quella di Genova è la prima e sarà probabilmente l'unica, che non è più retta dal presidente eletto dal popolo. L'8 maggio arriverà il commissario prefettizio che reggerà le redini dell'ente fino a novembre, quando si dovrebbero tenere le nuove elezioni di «secondo livello» ovvero quando i nuovi consiglieri provinciali saranno votati dai consiglieri dei 67 comuni.
«Sono consapevole - spiega Repetto - della necessità di una ristrutturazione e razionalizzazione dell'assetto ordinamentale dello Stato, ma reputo fortemente irriguardoso e fuorviante il percorso che ha condotto il legislatore a decretare la fine dell'autonomia delle province e l'abolizione dell'elezione diretta del suo presidente e del consiglio. La motivazione del taglio dei costi della politica appare ingiustificata e inopportuna, specie se riferita a parametri oggettivi che denunciano la necessità di pervenire a restrizioni ben più consistenti su enti e organismi portatori di rilevanti oneri di funzionamento. Come uomo di fede ho invocato la misericordia della Madonna della Guardia, protettrice della città di Genova. A lei chiedo di continuare a esercitare la sua protezione su di me e la mia famiglia, a cui molto ho tolto, anche per i tempi che verranno e per le nuove sfide che mi attendono».
«Ringrazio Repetto per avere svolto il suo lavoro in modo corretto e al servizio della collettività - aggiunge il presidente del consiglio Alfonso Gioia (papabile alla presidenza consiliare a Tursi) - Non è vero che in politica non ci sono galantuomini».


«Non si doveva dimettere - dice il capogruppo Sel Salvatore Fraccavento - se potessi repingerei le sue dimissioni». «Abbiamo avuto divergenze forti - spiega il capogruppo di Rifondazione Paolo Scarabelli - ma poi è prevalso il senso del dovere. Repetto esce a testa alta».

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