Cronaca locale

La Provincia invita i Comuni a parlare di «pace e amore»

Due giorni di «peace and love». Accade a Palazzo Isimbardi, dove si dà appuntamento la sinistra che piace a Filippo Penati. Non quella all’inglese, tanto minimalista e perbenista, né quella operaista e tantomeno americana in stile «I have a dream». No, al civico 1 di via Vivaio si ritrova quella terzomondista in lotta contro il nemico globale e che si declina con le marce della pace, Luca Casarini e Vittorio Agnoletto. Che sventola quell’arcobaleno - sempre buono per ogni stagione - e tanto caro al pacifismo doc.
Quarantott’ore di convegni con ospiti amministratori locali tutti di centrosinistra che, spiega la nota stampa, «esprimono una condivisa e partecipata idea di pace e di cooperazione internazionale». Che, avverte l’assessore alla Pace, Irma Dioli è «il seguito di quell’importante forum dedicato allo sviluppo di progetti di solidarietà per il raggiungimento di una pace equa, condivisa in Sudan». Redistribuzione che, articoli di geopolitica alla mano, sembrerebbe comunque fallita. Guai però a sostenerlo: «Qui non parliamo di aria fritta» sgrida il presidente del consiglio provinciale, Vincenzo Ortolina che, serio serio, garantisce «l’impegno della Provincia per la costruzione di un mondo più giusto e democratico». Parole dal sapore stantio come quelle ripetute all’infinito dai globetrotter del pacifismo nostrano: «occorre promuovere una cultura della pace nelle scuole» dice Mauro Rossetti del coordinamento «La pace in Comune»; «la pace è una responsabilità di tutti» afferma Flavio Lotti promoter della «marcia Perugia Assisi».
Dichiarazioni a ruota libera che sono solo il preludio di quello che attende i milanesi alla fine di settembre, quando l’ex sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia porterà a Milano i primi due cittadini di Hiroshima e Nagasaki come testimonial del movimento pacifista. Tappa finale delle scelte politiche dell’amministrazione di centrosinistra che già aderisce alla rete «Nuovo Municipio» ovvero all’organizzazione che, confondendo occidente con terzo mondo, reclama la liberalizzazione delle risorse idriche e il bilancio partecipativo caro all’operaista presidente brasiliano Lula.

Follie non contemplate dalla realtà del mondo ma tanto care ai supporter del presidente della Provincia che sperano di trasformare Milano in una favelas di Puerto Alegre.

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