La Provincia «salta» sul Gay Pride

Proprio non ce la fa, la maggioranza che sostiene il presidente della Provincia Repetto, a stare a galla sul tema dell'omosessualità presentato in consiglio prendendo spunto dal Gay Pride sia a destra, sia a sinistra. Ieri pomeriggio, per la seconda volta, l'assemblea, mentre si discuteva su questo argomento, è stata sospesa dal presidente del consiglio Barisione. Proprio come era successo quindici giorni fa.
Nello schieramento del centrosinistra mancavano cinque consiglieri, fra cui, giustificato perché a Roma, proprio Repetto. E quando la maggioranza ha rifiutato di votare a favore della mozione dell'opposizione, il centrodestra, Udc compresa, ha abbandonato l'aula. Alla fine, della minoranza, sono rimasti soltanto il consigliere che ha chiesto la verifica del numero legale e il vicepresidente del consiglio Maurizio Barsotti «per dovere istituzionale». Fatto sta che il centrosinistra non è stato in grado di raggiungere i diciotto consiglieri e quindi Barisione non ha potuto fare altro che mandare tutti a casa. Disappunto, l'altra volta, per Repetto, come, s'immagina, pure questa volta.
Eppure, fino alla mozione sulle discriminazioni sessuali e sui diritti gay, tutto era filato liscio. Tanto che il consiglio, all'unanimità, aveva anche approvato il progetto del ponte mobile in piazza Chile a Rapallo. Una pratica presentata dall'assessore Perfigli e molto attesa soprattutto nella cittadina del Tigullio.
Ma quando il capogruppo Pdl Paolo Bianchini si è alzato per presentare la mozione a distanza di un paio di settimane e a Gay Pride avvenuto, dalla maggioranza si sono alzati i mormorii di disappunto.
«La nostra mozione - spiega Bianchini - aveva preso spunto dal Gay Pride. Al di là delle valutazioni morali di ciascuno, le persone che vivono in condizione di omosessualità meritano comunque il rispetto che si deve a ogni essere umano. Il documento era stato realizzato per condannare quelle legislazioni e quelle culture che non rispettano la persona umana e perseguitano gli omosessuali addirittura condannandoli all'ergastolo e talvolta alla pena di morte.

Da molti paesi arabi all'India a quelli africani di matrice islamica».
«A questo punto - dice Mario Maggi del Pdl - la maggioranza ha presentato una contro mozione che tuttavia, nella sostanza, era uguale alla nostra. Si è trattato soltanto di una manovra di polemica politica».

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