La provocazione della psichiatra: ecco perché è meglio non fare figli

C’è la chitarra di Elvis, quelle di Buddy Holly e di Carl Perkins, i manifesti e le locandine dei gruppi e dei cantanti più famosi, i jukebox, le copertine dei dischi, le riviste per teen-ager, la ricostruzione di uno studio di registrazione dell’epoca, le foto di Bruce Davidson, di Eve Arnold e di Eliott Erwitt, e persino una Cadillac scintillante e color oro...
Nella grande sala sotterranea, un albero genealogico sonoro copre una parete e a seconda del «ramo» che scegli di ascoltare ti fa capire il cammino fatto dalla musica prima di raggiungere quella forma così particolare e in fondo unica: boogie-woogie, grandi orchestre jazz, gospel, blues, country, rhythm and blues... Lungo le pareti, tante piccole stazioni d’ascolto permettono di sintonizzarti con quella che preferisci... In una sala a piano terra, la proiezione del film di Patrick Montgomery e Pamela Page, Rock’n’Roll: The Early Years, assembla spezzoni d’epoca: registrazioni televisive, immagini di concerti, interviste e documentari, lo spaccato e il concentrato di un’epoca breve come un sospiro eppure singolarmente eterna. Rock’n’Roll 39-59 si intitola giudiziosamente la mostra che la «Fondation Cartier pour l’art contemporaine» dedica al fenomeno, complice anche il trentennale della morte di Elvis Presley che di quel fenomeno fu la figura più mitica, ma se si vuole restare a una più asciutta ed esatta cronologia non si va oltre un pugno d’anni. Nel 1954 Bill Haley e i suoi Comets registrano Rock around the Clock e battezzano il nuovo corso. Nel 1959 Chuck Berry finisce in galera per questioni di sesso, in un incidente aereo muoiono Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. «The Big Bopper» Richardson e il nuovo corso è già bello che finito. Arrivano i Sixties e il Rock’n’Roll, pur se non se ne andrà mai di casa, non abita più qui.
L’America degli anni Cinquanta è uno strano Paese. Nel maggio del 1954, l’anno appunto di Rock around The clock, la Corte suprema ha decretato che la segregazione razziale nelle scuole pubbliche è incostituzionale, ci sono disordini e i bambini di colore entrano in classe accompagnati da poliziotti in tenuta di guerra... L’anno dopo, in Alabama, Rose Parks si rifiuta di cedere il suo posto a un bianco sull’autobus e Martin Luther King organizza il boicottaggio dei mezzi pubblici. Ci vorranno ancora dieci anni prima che la discriminazione fondata sulla razza sia considerata illegale in tutti gli Stati Uniti.
Sugli schermi escono Il seme della violenza e Gioventù bruciata, nelle librerie fa scandalo I peccati di Peyton Place di Grace Metalious, ovvero la buona provincia americana raccontata come fosse Sodoma e Gomorra. Ancora nel 1946 a possedere un televisore è lo 0,5 per cento delle famiglie americane, nel 1954 siamo al 57,7 per cento. Quando, due anni dopo, Elvis Presley canta all’Ed Sullivan Show, davanti al piccolo schermo sono in cinquanta milioni... Il dopoguerra è un’età di boom economico, così come l’anteguerra era stato simboleggiato dalla Grande depressione e dal New Deal. Aumenta il potere d’acquisto, nascono i primi centri residenziali, si affaccia al mondo una generazione che delle ristrettezze del passato non conosce nulla. Secondo un sondaggio, all’inizio del 1956 13 milioni di americani fra i tredici e i 19 anni hanno un «reddito» annuale di sette miliardi di dollari, il 26 per cento in più di appena tre anni prima. Settimanalmente, dispongono di 11 dollari a testa, ovvero l’equivalente di quanto, nel 1940, un’intera famiglia disponeva una volta pagate luce, gas, telefono e tasse varie... È insomma l’invenzione dei giovani come nuova classe, i teen-ager come nuova categoria sociale e di consumo: una radio portatile costa 50 dollari e la si può comprare a rate di un dollaro la settimana, e questa nuova classe fa gruppo a sé, ha un proprio linguaggio, gusti e preferenze, un potenziale economico che la rende potente, interessante e in grado di influenzare il mercato.
Il Rock’n’Roll viene fuori da tutto questo. È un genere musicale che mischia i generi musicali, così come, per quanto a fatica, si stanno mischiando bianchi e neri, colletti bianchi e colletti blu. Il dinamismo economico significa emigrazione dal sud verso il nord, dai paesi verso le città, dalle campagne alle industrie e ciò provoca un intreccio di tradizioni e di abitudini, il loro rifiuto e/o la loro accettazione, una sorta di meticciato. Jukebox, case discografiche indipendenti, emittenti private e disc jockey contribuiscono a una evoluzione e a una specificità giovanile che non si vede tanto o solo in rotta con la generazione precedente, quanto tesa alla conquista di una propria totale autonomia, di spazi e di mezzi di espressione. Il ballo è uno di questi, e più è sfrenato, più segna il divario fra le culture e le età, più il dito di pastori protestanti, di preti cattolici e di autorevoli membri delle istituzioni si appunta fremente contro un modo di muoversi «negroide e diabolico», più questo dà le ali a un mimetismo bianco e alla sua consacrazione. Come dirà il produttore discografico Sam Phillips: «Se potessi trovare un Bianco che abbia il sound e la sensibilità di un Negro, guadagnerei un milione di dollari». Un giorno, nel suo studio di registrazione entrerà Elvis Presley...
Il giovane Elvis è l’esempio perfetto di un negro-bianco. È un ribelle rispettoso, non si interessa di politica, non fuma e non beve, obbedisce alla mamma... Solo sul palco è un’altra cosa, una specie di dinamo selvaggia. Per molti versi fa paura, però rassicura, in un’America dove nel 1957 il canale televisivo di New York WABC sospende la trasmissionee serale Big Beat di Alan Freed, il più popolare disc jockey del momento, perché il cantante rock di colore Frankie Lymon balla con una ragazza bianca...
Bianco puro è Jerry Lee Lewis, il biondino ventenne di Great Balls of Fire, che salta sopra i pianoforti e si contorce per terra. Mentre Elvis parte disciplinatamente militare, lui sposa la cugina tredicenne e questo senza nemmeno aver divorziato dalla seconda moglie. Passeranno dieci anni prima che possa esibirsi di nuovo... Negro purissimo, come ci tiene a essere definito, e non black, o coloured, che è una tipica ipocrisia appunto dei bianchi, è Little Richard, il cantante di Tutti frutti, che abbandona sempre nel 1957 il rock per gli studi di teologia, diviene pastore e si dà al gospel, che poi del rock è in fondo uno degli antenati. È lo stesso anno in cui Norman Mailer pubblica il saggio The White Negro, Jack Kerouac Sulla strada e il presidente Eisenhower estende il diritto di voto a tutti, senza distinzione di pelle. Sì, è uno strano Paese l’America degli anni Cinquanta...
Viaggio sonoro e visivo, Rock’n’Roll 39-59 allinea qualche centinaio di reperti e di registrazioni e una serie struggente di fotografie in bianco e nero di vita quotidiana negli slum di periferia, nel profondo sud, nella buona borghesia cittadina.

L’insieme ha un qualcosa di archeologico, perché raramente una rivoluzione di costume, oltre che musicale, appare a distanza di tempo così datata nelle sue manifestazioni esteriori: vestiti, pettinature, design, oggettistica. E forse niente invecchia più in fretta della modernità.

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