«La crisi è anche di credibilità politica a livello mondiale. E questa debolezza viene usata dagli speculatori». Così Giuseppe Vita, presidente in pectore di Unicredit, commentava a settembre la situazione dellItalia. Il settantasettenne medico nato a Favara, in provincia di Agrigento, ha sempre potuto osservare le cose del nostro Paese da un osservatorio privilegiato, quello di Berlino.
Ottavo di quattordici figli di un avvocato e proprietario terriero, Vita si è specializzato in radiologia alla Sapienza nel 1961, lanno dopo è già in Germania a Magonza e nel 1964 entra nel colosso farmaceutico Schering che gli affida la ricerca sui mezzi di contrasto. E poi ne testa le abilità manageriali inviandolo a guidare la filiale italiana. Nel 1987 rientra a Berlino Ovest e fino al 2001 ne sarà il presidente del comitato esecutivo. In quel momento per Vita finisce la prima parte di un percorso, spiccatamente tecnico, e comincia quello più relazionale e finanziario. Diventa così presidente di Ras (da cui poi passerà alla guida di Allianz Italia), di Deutsche Bank spa e del comitato di sorveglianza del grande editore Axel Springer. A differenza di molti altri emigrati illustri, Vita è stato anche «profeta in patria», giacché siede nei consigli di Banca Leonardo (da presidente), Pirelli, Humanitas (gruppo Rocca), Barilla ed è candidato al board di Rcs (che rumor in passato indicarono come partner potenziale di Springer). Destinato a lasciare i consigli della boutique di Braggiotti, della Bicocca e di Allianz, con lindipendente Vita, Unicredit tornerà in Rizzoli.
Amico personale di tutti i cancellieri tedeschi degli ultimi trentanni (da Schmidt a Kohl, a Schroeder), con Angela Merkel ha un rapporto quasi confidenziale. E non è improbabile che proprio questa dimensione internazionale oltre a convincere i soci esteri di Piazza Cordusio abbia convinto anche il granitico numero uno di Cariverona Paolo Biasi.
«Prussiano di Sicilia» amico della Merkel
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