La stanza dello psicologo è qui, proprio dopo le casse. Milano, la Coop di piazza Lodi è la prima, poi verranno le altre. Mamme con bimbo, carrozzina, buste della spesa e aria frettolosa. Danno uno sguardo e vanno via. Qualcuno chiede, pochi si fermano. Cosè? La ragazza dietro al banco dice che lì cè lo studio della psicologa. Vai, ti confessi, e ti liberi l'anima. Le sedute durano unora. La dottoressa cè al venerdì. Gli appuntamenti si prenotano di persona o al telefono. Tutto gratuito, basta essere soci Coop. Milano fa da apripista, ma l'idea è di aprire un «lettino» in ogni supermarket e centro commerciale. La ricetta è semplice: se la psicanalisi è un fenomeno di massa questo è il suo posto. Nel carrello della spesa cè posto anche per l'anima, o per qualcosa che gli assomiglia. Il caos è il rumore di fondo di questo tempio laico, piazza e mercato, dove si viene a guardare le vetrine, a chiacchierare, a fare shopping o la spesa settimanale con la station wagon stracarica di casse dacqua minerale.
Un vecchio slogan continua a ricordarti che la Coop sei tu e ti offre tutto quello di cui hai bisogno, dalla culla alla tomba, verdura fresca e surgelati, il consiglio dellavvocato e la ruota della fortuna, lanima e il portafoglio. La vita allinterno di un centro commerciale replica la pubblicità. Quello che ancora mancava era uno spazio per la confessione, una sorta di terapia mordi e fuggi dove sfogare ansie, paure, preoccupazioni e depressioni.
Una casalinga discute con unamica e giura che proprio non andrebbe mai a raccontare i suoi guai in quel posto lì. Non è facile svelare la propria intimità, quel pezzo di psiche e di anima che ci è rimasto, qui, nella pubblica piazza del consumismo. Ecco che arriva lo psicologo equo e solidale, lultima frontiera di quella cultura che mescola affari e solidarietà. Si chiama Francesca Colomo. Dice subito che questa non è una vera e propria psicoterapia dilatata nel tempo. È uno sportello orientativo. Ti indirizza. Ma se può, lei cerca di risolvere i problemi qui, dietro le casse. È già successo. «Una coppia con un figlio di 16 anni con problemi di conflittualità. Tipica rabbia da adolescente. Ma gestita e inquadrata è stata risolta con la terza seduta. In questo caso avere un servizio a portata di mano ha invogliato ad affrontare prima un problema». Rivolgersi allo psicologo del supermercato allora, non suona più così strano. «La gente deve sentirsi prima di tutto a proprio agio. E lapproccio è fondamentale. Qui è la psicologia che ti viene incontro, ti apre la porta e ti invita ad entrare, semplicemente». Il cliente tipico, racconta la dottoressa, è quasi sempre donna, tra i 35 e 45 anni, con una cultura medio alta. Si avvicina al centro per parlare di problemi familiari.
Il responsabile del progetto Valter Molinaro spiega che «lidea è arrivata direttamente dalla gente». Perché? «Abbiamo svolto unindagine sui nuovi bisogni dei clienti. Sono stati loro a chiederci due tipi di consulenza: legale e psicologica». È così che la psicologia esce dagli studi e si infila nel carrello, effetto boomerang di un tartassamento mediatico che va avanti da anni.
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