Psoriasi, ecco come curarla

I risultati dello studio Clear presentati a Londra confermano l’efficacia delle cure in oltre la metà dei casi

Gianni Mozzo

La giornata della Psoriasi celebrata in tutto il mondo e in 50 città italiane ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica su questa grave malattia che colpisce 130 milioni di persone, di cui 2 milioni italiane. Pregiudizi e disinformazione complicano il ricorso alle cure. Nel corso della giornata mondiale è stato ricordato che il 10% dei malati è costretto ad abbandonare il proprio lavoro e che i costi sociali sono altissimi.
L’associazione per la difesa degli psoriaci (presidente Mara Maccarone) ha raccolto fondi da destinare alla ricerca genetica ed epidemiologica. In questa occasione è stato illustrato il progetto “Psocare”, una ricerca che valuta i risultati a lungo termine della gestione clinica della psoriasi e che intende migliorare l’assistenza ai malati. Tutte le regioni italiane sono state invitate a questo progetto, poche fino ad ora hanno aderito.
La psoriasi si manifesta con macchie arrossate, infiammate, desquamanti, ricoperte da croste biancastre che interessano tutto il corpo. Le aree più colpite sono: torace, gomiti, ginocchia, cuoio capelluto. La malattia non è contagiosa.
Non esiste ancora una cura che porti alla guarigione. Molte sperimentazioni cliniche internazionali hanno però documentato i benefici effetti ottenuti con un anticorpo monoclonale (Raptiva) che agisce bloccando in modo selettivo l’attivazione dei linfociti T, responsabili della malattia.
Durante il quattordicesimo congresso della Accademia europea di dermatologia, svoltosi recentemente a Londra, Serono ha annunziato di aver ottenuto buoni risultati con lo studio internazionale “Clear”, condotto su 795 pazienti colpiti da psoriasi moderata o grave. È stato riscontrato un netto miglioramento nella metà dei partecipanti a questo studio.
«I trattamenti biologici offrono una nuova speranza terapeutica e di più facile gestione per i pazienti psoriasici», ha dichiarato il professor Wolfram Sterry, direttore della Clinica di dermatologia, venereologia e allergologia dell’ospedale Charité di Berlino e presidente della Società di dermatologia Tedesca. Il farmaco Raptiva (efalizumab) presenta un favorevole profilo rischio-beneficio, durante il trattamento continuo, offrendo un controllo persistente della malattia nel tempo. Dovrebbe quindi essere considerato una delle migliori scelte fra le terapie biologiche indicate per il trattamento della psoriasi moderata o grave».
Il profilo di sicurezza del farmaco osservato nello studio Clear, è risultato essere sovrapponibile con i risultati degli studi precedenti e non si sono evidenziati eventi ulteriori avversi ulteriori.

Precedentemente, uno studio nordamericano di fase III, della durata di 3 anni, aveva valutato la sicurezza ed efficiacia di Raptiva, che risultava ben tollerato, nel trattamento continuo di pazienti affetti da psoriasi moderata e grave. Alla fine dello studio, il 73% dei pazienti che erano rimasti in terapia, avevano ottenuto un miglioramento persistente.

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