Cronache

Le pubbliche relazioni compiono 20 anni

«Il notaio ha chiesto, un po’ incredulo: “Ma che ci metto come oggetto sociale, cosa sono queste relazioni pubbliche?“. Noi due, invece, avevamo le idee chiare». Loro due, Rossana Revello e Aldo Chiappe, la giovanissima allieva e il maestro di P.R. (rigorosamente all’anglosassone), s’erano messi in testa di ufficializzare una scommessa, una società che si occupasse non di «Pranzi e Ricevimenti» - secondo l’impropria traduzione (e tradizione) italiana -, ma di strategie di comunicazione, «aiutando le aziende a risolvere problemi quali i conflitti con le comunità locali, le incomprensioni con le istituzioni, le tensioni con i dipendenti». Da Genova, per giunta! Come dire: il massimo dell’azzardo. E invece... Sono passati più di vent’anni dall’esordio. Aldo se n’è andato, un po’ troppo presto, lo scorso anno, ma ha lasciato un segno profondo, come sarà ricordato oggi nel convegno (il programma è qui accanto) che festeggia i vent’anni della società «Chiappe Revello» e, soprattutto, celebra quell’etica nella comunicazione e nell’informazione che fu il messaggio e l’impegno costante del maestro e dei suoi tanti allievi. Intanto Rossana, risoluta, ha riunito una squadra affiatata di collaboratori - oggi sono 24, «il segreto del successo sta nella capacità delle persone di essere preparate, ma anche credibili e affidabili» insiste lei -, ha coinvolto a tempo pieno anche la mamma Anna Carolina - «mio figlio la chiama “nonna manager“, doveva aiutarmi per un anno, è tuttora indispensabile» -, ha remato controcorrente scalando anche qualche montagna imprevista. Adesso, continua a remare, ma si concede di sorridere sugli aneddoti. «Una volta si è presentato un noto immobiliarista milanese, ha proposto un incarico importante offrendo una cifra che levati! Un affare, insomma. Ma Chiappe ha rifiutato. Non gli piaceva quel tipo, e neanche gli piacevano i suoi metodi. Lui la vedeva così, selezionava gli interlocutori. E molti non diventavano mai clienti».
Così rinunciavate al business.
«Certo. Ma è lì - scandisce Rossana Revello - che ho capito cosa significa etica negli affari. E ho cercato di metterla in pratica. Come quella volta...».
Scommettiamo: un altro guadagno mancato.
«Indovinato. S’erano fatti avanti i rappresentanti di una loggia massonica. Altra proposta favolosa, altro rifiuto».
Se n’è mai pentita?
«Troppo facile dire di no, adesso. Ma io ci credo: la coerenza, alla fine, paga».
Lei aveva scritto a Di Pietro, che poi ha pubblicato la lettera in un libro.
«Eravamo nel 1992, non lo conoscevo, ma l’avevo appena ascoltato al convegno dei giovani imprenditori a Santa Margherita. Lui, all’epoca, rappresentava il simbolo di una svolta decisiva proprio in senso etico. Mi sembrava giusto corrispondere, aprirmi alla partecipazione, nella fiducia che le regole del gioco potessero cambiare. Non volevo che restasse un’illusione. E mentre gli scrivevo al computer...».
A proposito: Genova l’ha mai delusa?.
«Spesso i miei partner americani m’hanno avvertito: cosa ci stai a fare lì, vai a Milano. Ho risposto no, qui c’è più qualità della vita, e poi non si deve subire lo stereotipo Milano-Roma-e basta. Chiappe Revello ha il 70 per cento dei clienti fuori Genova. Ma da qui li curiamo benissimo».
Il futuro delle P.R.?
«Ad esempio: occuparsi sempre più di temi sociali, di sanità, di tutela dell’ambiente. E comunque specializzarsi, approfondire le competenze».
Ma lo diceva già Aldo Chiappe.
«Appunto.

Per questo al convegno parleremo tanto di lui».

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