Pubblico impiego Quei 70 euro che allargano il solco tra le sigle

Sul protocollo del pubblico impiego il solco tra le principali sigle è profondissimo. E tra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil sono volati gli stracci. A indurre Angeletti e Bonanni a firmare il documento, c’è il ripristino delle risorse per la produttività: circa 200 milioni tagliati dal fondo unico di amministrazione con il decreto Tremonti prima dell’estate che, se la decurtazione fosse stata confermata, avrebbe comportato un alleggerimento pesante delle buste paga da gennaio. Insomma, niente tagli agli stipendi. In più, c’è l’impegno del governo a recuperare i 530 milioni previsti da leggi speciali. In soldoni, l’aumento per i ministeri previsto è di 70 euro circa e complessivamente dal prossimo anno le retribuzioni saranno più pesanti per 6 miliardi. Non solo: saranno definite anche le linee guida che faranno poi parte dell’eventuale accordo generale con Confindustria. Certo, anche Cisl e Uil hanno ammesso che avrebbero preferito qualcosa di più rispetto ai 70 euro pattuiti ma, «premettendo che venivamo da un biennio di difficoltà...». Epifani, no. Ha deciso di battere i pugni sul tavolo e di ribadire il suo no, proclamando subito uno sciopero generale per i primi di dicembre.

Duri i giudizi di Angeletti e Bonanni. Per il primo, «la Cgil sta smettendo di essere un sindacato, speriamo che a forza di sbattere la testa si ravvedano...». Per il secondo, la posizione di Epifani è di «un qualunquismo imperante».

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