Puerta, il destino in un ascensore

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Lea Pericoli

da Parigi

È una bella storia quella dell’argentino Mariano Puerta, che in 3 ore e 35 minuti ha battuto il connazionale Guillermo Canas, qualificandosi per la semifinale del Roland Garros. Mariano ha vinto una sfida mostruosamente dinamica al quinto set, per 6-2, 3-6, 1-6, 6-3, 6-4. Forse ha vinto perché la vita lo aveva preparato meglio a un confronto in cui occorreva fegato! Autentica promessa del tennis, Mariano, venne fermato all’inizio del 2003 da un esame antidoping. Sette mesi di squalifica, un processo, più una multa di 70mila dollari. Abbandonò il tennis. Cadde in depressione. Arrivò a pesare 95 chili. «Era una condanna ingiusta. Fin da bambino soffrivo di asma. Prima del match, per superare una crisi, avevo utilizzato il Clenbuterol, senza sapere che fosse un anabolizzante. La sfortuna si accanì contro di me. Poco tempo dopo rimasi chiuso in un ascensore e riuscii ad uscire alcuni secondi prima che precipitasse».
Mariano Puerta, la cui classifica era scesa al numero 400, fu aiutato da Schneiter, il suo allenatore. «Fu uno dei pochi che continuò a credere in me. Ricominciammo con i Challengers in Iran, in Uzbekistan. Lavorammo per mandar giù peso e costruire muscoli». Cosi a 26 anni Puerta si è trasformato in uno dei quattro pretendenti al trono. «Non guardo indietro - ha detto dopo la partita - mi incanta aver vinto. Sono grato ai tennisti che mi hanno accettato con un leale welcome back. Nel circuito ballano punti e denaro. L’accusa era infamante». Se Mariano è stato capace di fermare il ciclone Canas, testa di serie numero 9, non vedo perché debba temere Nikolay Davydenko numero 12.

È vero che il russo ha eliminato Coria, l’uomo più accreditato nella parte bassa del tabellone, ma ieri non è apparso imbattibile come alcuni vorrebbero far credere. E per Mariano nulla può essere peggio di quanto ha passato nel 2003.
Così in tv: diretta Eurosport dalle 14 (semifinali femminili).

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