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Un pugno agli sprechi: cancellate 9 province e le comunità montane

Istituiti nel 1971, i 355 enti alpini costano 150 milioni di euro. Da Bari a Milano, le competenze sulle aree metropolitane passano ai Comuni

da Roma

Le quotazioni del petrolio toccano nuovi record, sfiorando i 140 dollari a New York (139,89 al barile), e per i consumatori italiani è in arrivo in luglio una nuova stangata sulle bollette: l’energia elettrica dovrebbe aumentare del 2,2% e il gas del 4,6%. Per una famiglia media, il rincaro è pari a circa 57 euro l’anno. Negli ultimi tre anni e mezzo, il caro -bollette è costato mediamente 390 euro in più a famiglia.
Sarà l’Autorità per l’energia a decidere gli aumenti, entro la fine di giugno. Ma il rischio c’è, e le stime effettuate da Nomisma Energia non promettono nulla di buono. Secondo tali previsioni, la luce aumenterebbe di 10,2 euro l’anno, e il gas di 46,5 euro. Sempre per colpa del caro -petrolio, le bollette sono aumentate il 1° ottobre 2007 di circa 30 euro, e dal 1° gennaio 2008 si è aggiunto un ulteriore rincaro di 48 euro. L’ultimo aumento, quello del 1 aprile scorso, è stato pari a 56 euro, calcolato come gli altri su base annua. Rispetto alla fine del 2004, la famiglia media italiana ha subito un rincaro di circa 390 euro l’anno alla voce bollette di luce e gas: 137 euro per l’elettricità, più 250 euro abbondanti per la fornitura di metano.
La stima di Nomisma Energia dovrà trovare conferma nelle decisioni degli organismi pubblici. L’aggiornamento delle tariffe si fa su base trimestrale, ed è l’Autorità per l’energia a deliberare il quantum dei rincari. Il presidente dell’Autorità, Alessandro Ortis, definisce l’aumento delle quotazioni del greggio «un terremoto che rischia di vanificare i primi vantaggi delle liberalizzazioni, come ad esempio il trasporto e la distribuzione, le cui tariffe sono scese del 20% negli ultimi cinque anni». L’andamento dei mercati non lascia spazio al benché minimo ottimismo. I prezzi del greggio e del gas naturale corrono senza sosta. Ed è solo parziale la consolazione di avere un euro forte per gli acquisti di materie prime denominate in dollari: infatti, è ormai evidente a tutti che la componente principale dei rincari è di natura speculativa, e che la formuletta «dollaro giù-petrolio su» è diventata un automatismo nei mercati.
L’ennesima conferma è giunta ieri, dal simmetrico aumento delle quotazioni del petrolio e calo del dollaro sull’euro. Il greggio per le consegne di luglio è arrivato a toccare i 139,89 dollari al barile a new York, 2,39 dollari in più della quotazione precedente. A complicare la situazione, anche un incendio che ha colpito il giacimento di Oseberg, al largo delle coste norvegesi, uno dei principali del Mare del Nord, bloccando le estrazioni di petrolio e gas naturale. La situazione del mercato petrolifero sarà al centro di un summit di Paesi produttori e consumatori a Jedda, in Arabia saudita, il prossimo 22 giugno.


Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha annunciato che anche i supermercati potranno vendere benzina. «Domani in Consiglio dei ministri presenterò un provvedimento che inciderà sul costo industriale, creando più concorrenza con la liberalizzazione del mercato dei distributori».

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