«Latto creativo non è compiuto esclusivamente dallartista. Lo spettatore porta lopera a contatto con il mondo esterno decifrandone e interpretandone le caratteristiche interne, e in questo modo apporta il suo contributo allatto creativo». Lo scrisse Marcel Duchamp, il padre dellarte concettuale, ma sembra di ascoltare «il professore» che fa da guida ad Alberto Sordi e Anna Longhi durante la loro visita alla Biennale di Venezia nel film Dove vai in vacanza? del 78. Ricordate? Il mitico Albertone e consorte, fruttaroli romanacci doc, per compiacere i figli si sottopongono a una spassosissima trasferta culturale in Laguna, vagando straniti fra surreali installazioni e bizzarri «interventi», come li chiama «il professore», dei maggiori esponenti della cosiddetta «Arte Povera», che proprio in quegli anni andava per la maggiore.
Ancora più spassosa della disavventura toccata nella finzione cinematografica ai coniugi Remo e Augusta Proietti è, ovviamente per chi non vi è coinvolto, la disavventura reale toccata a una donna delle pulizie in servizio (ancora per poco, temiamo) al Museo di Dortmund, in Germania. Nel suo abituale giro fra le sale, giunta di fronte allopera (?) dal titolo Quando incomincia a gocciolare dal soffitto dello scultore Martin Kippenberger, la solerte signora, notata una specie di macchia di gesso in una bacinella di gomma nera, ha pensato bene di strofinarla via. Risultato: ora qualcuno dovrà sborsare la modica cifra di 800mila euro, il valore per cui l«intervento» di Kippenberger era stato assicurato. «Il nostro buon nome è compromesso», piagnucola dalle colonne della Bild il direttore del museo, Kurt Wettengl. E poi aggiunge: «Eppure gli inservienti sanno benissimo che non devono toccare le opere, né tantomeno lavarle. Anche nella pulizia del pavimento devono mantenersi a una distanza di 20 centimetri».
Visto che Kippenberger è morto nel 97, questa storia ha «soltanto» due vittime: oltre alla povera signora, la quale rischia il licenziamento per giusta (?) causa senza nemmeno gli otto giorni in cui potrebbe tentare di sporcare la bacinella comera nella versione originale, cè anche la povera Arte, parente molto alla lontana dellArte Povera. Non abbiamo interpellato i nostri esperti Luca Beatrice e Vittorio Sgarbi, ma qualcosa ci dice che non si strapperanno le vesti per simile attentato proletario allintegrità dellatto creativo...
Noi che esperti non siamo possiamo soltanto riandare con la memoria a un episodio altrettanto comico avvenuto nell86 sempre in Germania, alla «Kunstakademie» di Düsseldorf. A cadere sotto i colpi dellinvolontaria violenza iconoclasta di unaddetta alle pulizie fu la famosa opera (?) dal titolo Fettecke: letteralmente (e praticamente) un grumo di grasso. Appiccicato a un muro, parve (anche) alla donna, del tutto ignorante in tema di arte contemporanea, un obbrobrio da rimuovere. Così fece, attirandosi le maledizioni dei critici. E degli imbianchini, che dovettero poi ripittare la parete.
A proposito di imbianchini, andò peggio a quelli che, durante la Biennale di Venezia del 78, decisero di dare una mano di vernice a una porta scrostata e un po cadente. Peccato (?) che si trattasse di unopera (?) del succitato Marchel Duchamp dal titolo 11, rue Larrey, Paris: nientaltro che una comune porta del proprio studio che Duchamp aveva «rigenerato» negli anni Venti secondo la pratica del «ready-made». I sonanti 133 milioni di lire sborsati dalla Biennale furono un conto leggermente salato...
A dimostrare quanto possano essere divergenti le... visioni estetiche, bastino due ultime annotazioni. Unaltra opera (?) di Duchamp, dal titolo Fontana (1917), un normalissimo e neppure troppo pulito orinatoio a muro di quelli, per intenderci, da autogrill, nel 2004 venne eletta da un gruppo di esperti britannici interpellati dalla società Gordons come lopera (?) più rappresentativa del XX secolo. Diversamente, unopera (?) di Arte Povera (e ti pareva...) di Isabella Facco, nel dicembre dellanno scorso non fece molta presa sui netturbini.
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