Punito per Boffo e Farina: ma rimane al suo posto

MilanoTre capi d’imputazione, due condanne e un’assoluzione. La giustizia non è ordinaria, bensì quella dei giornalisti. E sul banco degli imputati è finito il direttore del Giornale, per vicende che i lettori conoscono bene. Una in particolare: quella dell’ex direttore di Avvenire, Dino Boffo. Ebbene, secondo il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Feltri è responsabile di aver violato tre articoli delle leggi che regolano la professione, nonchè la Carta dei doveri del giornalista.
La sentenza è pesante - sei mesi di sospensione - ma non è ancora esecutiva, perché in caso di impugnazione la decisione finale spetta al Consiglio nazionale dell’Ordine, che non si riunirà prima di giugno. Feltri, che ha presentato ricorso, resta al timone de il Giornale.
Ma procediamo per gradi. A giudicarlo sono stati otto dei nove colleghi che compongono il Consiglio lombardo, presieduto da Letizia Gonzales.
Un’imputazione è caduta rapidamente, quelle che riguardava Gianfranco Fini. In un articolo in prima pagina il direttore de il Giornale aveva fatto riferimento a presunte inchieste che avrebbero lambito il presidente della Camera e alla presenza di dossier sul suo conto, ma il Consiglio ha ritenuto che Feltri abbia agito «nell’ambito del diritto di cronaca e di critica».
Il responso, invece, non è stato favorevole per gli altri due casi esaminati. E nemmeno facile. Cinque a tre il voto finale, dopo una discussione, animatissima, durata otto ore. Il Consiglio lombardo ritiene che il Giornale abbia pubblicato lo scorso settembre una serie di articoli in cui sono state attribuite «falsamente al Tribunale di Terni informazioni non vere relative al collega Dino Boffo», violando le norme «che prevedono la pubblicazione di notizie vere e rettificate, il dovere dell’attendibilità della fonte e la rettifica tempestiva in caso di notizie pubblicate inesatte».
Feltri il 4 dicembre del 2009 rispondendo a una lettrice in prima pagina raccontò come era nato il caso e perché avesse usato una nota - allegata alla fotocopia della condanna per molestie sessuali a carico di Boffo - in cui il direttore di Avvenire veniva descritto come «un omosessuale attenzionato». Nota risultata poi, come precisò lo stesso Feltri, «non corrispondente al contenuto degli atti giudiziari». Insomma, riconobbe che Boffo non era gay ed elogiò «il suo comportamento sobrio e dignitoso».
Ma evidentemente l’Ordine non ha ritenuto sufficiente questa precisazione. Da qui il provvedimento di sospensione per sei mesi, motivato con queste dure parole: «Il comportamento di Feltri ha violato non solo la dignità e l’onore del collega Boffo», che nel frattempo si era dimesso da Avvenire, «ma ha anche compromesso il rapporto di fiducia tra stampa e lettori».
La seconda sentenza riguarda la vicenda di Renato Farina. Il direttore de il Giornale è stato sanzionato per aver pubblicato circa 270 articoli di Renato Farina ovvero di un giornalista radiato dall’Ordine, «consentendogli di eludere gli effetti del procedimento inflitto dallo stesso Ordine professionale». Farina nel 2006 ammise di essere stato anche un agente del Sismi, e in seguito all’accusa di favoreggiamento nel rapimento di Abu Omar, l’Ordine gli inibì l’esercizio dalla professione. Continuò tuttavia a collaborare dapprima con il quotidiano Libero e poi con il Giornale, sempre sotto la direzione di Feltri.
In teoria i mesi di sospensione del direttore di questo quotidiano dovrebbero essere otto, sei per Boffo e due per Farina, ma il Consiglio lombardo ha deciso di assorbire i due nel primo verdetto. Dunque in tutto sei mesi. Ma l’ultima parola spetta all’Ordine nazionale.


Una decina di giorni fa anche Claudio Brachino, direttore di Videonews, era stato sospeso dal Consiglio lombardo per due mesi a causa del discusso servizio televisivo sul giudice Raimondo Mesiano, ripreso mentre passeggiava per le strade di Milano.

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